“Se abbiamo i telefoni sotto controllo ci arrestano tutti”, si dicevano, secondo il Fatto Quotidiano, tra loro gli indagati. Ed è finita proprio così. La Guardia di Finanza, impiegando oltre cento unità tra Roma, Napoli e Frosinone, ha emesso venti misure cautelari per altrettante persone: quattro in carcere (due funzionari pubblici e due imprenditori), dieci agli arresti domiciliari e sei all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Le accuse, a vario titolo, sono corruzione, turbativa d’asta e falso nell’assegnazione di appalti pubblici.
In ballo ci sono gli affidamenti diretti di lavori di ristrutturazione in uffici pubblici che, nonostante fossero assegnati (con tanto di bando) ad aziende diverse a rotazione, poi venivano realizzati sempre dallo stesso imprenditore. Sono otto i funzionari pubblici coinvolti nell’indagine, impiegati tra il Provveditorato Interregionale delle opere pubbliche del Ministero delle Infrastrutture, il Provveditorato dell’Amministrazione penitenziaria, l’Ater (Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica della Provincia di Roma, ndr) e l’Istituto centrale per i servizi tecnico-gestionali del Ministero dell’Interno. Gli altri dodici indagati risultano essere imprenditori.
Il “sistema” prevedeva l’esecuzione di lavori di ristrutturazione gratuiti negli appartamenti privati dei funzionari pubblici, ma anche prezzi favorevoli per l’acquisto di ulteriori proprietà immobiliari, sponsorizzazioni per trasferimenti d’ufficio o assunzioni di familiari. Il tutto in cambio dell’occuparsi, di fatto in esclusiva, di tutta una serie di lavori all’interno di edifici pubblici, arrivando a realizzare l’impianto di climatizzazione e antincendio della Corte d’Appello e opere edili al Palazzo di Giustizia e persino alla Procura di Roma.