E’ The Comedy of Errors l’opera del Bardo scelta da Gigi Proietti per sperimentare il teatro elisabettiano in lingua originale sul palcoscenico di Villa Borghese. L’esperimento ha avuto pieno successo: «cerchio di legno» pieno per quattro sere consecutive, soprattutto di inglesi e americani che vivono a Roma, mentre giovedì 24 il debutto è stato doppio, con un inedito matinée riservato alle scuole. Soprattutto, però, da oggi il Globe Theatre di Roma può entrare a pieno titolo nel circuito internazionale, portando nella Capitale le migliori compagnie e i migliori interpreti shakespeariani.
Il plot. L’inizio è stato più che promettente, con i giovani londinesi della Bedouin Shakespeare Company, diretti da Chris Pickles, che hanno proposto un allestimento di assoluto livello. La storia è nota: in una delle sue prime opere il grande maestro inglese di Stratford-upon-Avon eleva al quadrato il meccanismo classico del sosia, con due coppie di gemelli – formate da un giovane e da un servitore, che portano rispettivamente lo stesso nome – separate anni prima da un naufragio e che si ritrovano nella città greca di Efeso, dove vive una delle due. Ciò genera equivoci a non finire, in particolare per via di una collana d’oro ordinata da Antifolo di Efeso e consegnata invece al suo gemello di Siracusa, fino allo scioglimento finale della trama e al lieto fine.
Il cast. Bravissimi gli interpreti, sia nelle parti singole che in quelle comiche coreografate. Su tutti spiccano un’inarrestabile Michael Lapham (i due Dromio) e la frizzante Eleanor Russo (Luciana), senza dimenticare il brillante Edward Andrews (l’orafo Angelo, oltre ad alcune parti minori). Da segnalare l’originale colonna sonora – a tratti un po’ macchiettistica – scritta da Paul Knight e basata su percussioni e strumenti tipici dei “rumoristi”, azionati a turno dalle quinte e dalla balconata dagli stessi attori non impegnati in scena.
Alessandro Testa