È la nuova veste di Roma e, come tutte le novità, non può certo piacere a tutti: i nuovi loghi della capitale, presentati dal sindaco Ignazio Marino, hanno infatti spaccato in due le forze politiche e anche i cittadini. Due emblemi per la città, uno istituzionale e uno relazionale: nel primo sparisce la dicitura “capitale”, ci sarà solo il tradizionale “Spqr”; nel secondo la classica corona sullo scudetto viene stilizzata e trasformata in strumenti musicali, monumenti storici o pellicole cinematografiche. La grande novità, tuttavia, è l’apertura all’elemento anglofono: nel nuovo simbolo della capitale, infatti, ci sarà la scritta “Rome and you”. Indicazione che non è piaciuta ai difensori della lingua latina.
Un simbolo a prova di social network, dunque, che solo in parte rinuncia alla tradizione: stessi colori, stesso orgoglio di sempre per i beni architettonici imperiali o risorgimentali ma anche nuovi riferimenti alla cultura musicale e cinematografica. “Non una scelta ideologica”, ha chiarito Marino che ha giustificato l’assenza della parola “capitale” spiegando che “Roma è da sempre considerata caput mundi, non ha bisogno di altre parole”. Secondo il sindaco, insomma, se Washington e Londra non hanno bisogno di tautologie nei simboli, non ne avrà bisogno nemmeno la capitale italiana.
Marino è intervenuto anche sulla scelta dell’inglesismo, che più delle altre cose ha fatto storcere il naso ai critici. “Il claim Rome&you – ha spiegato – serve a sottolineare l’esperienza unica e personale che Roma offre”. Un’idea di marketing: Roma che si apre ai turisti stranieri parlando la loro stessa lingua. Peccato che entro i confini nazionali non sia piaciuta a molti, tra i quali Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. “Ridicola – accusa l’ex ministra su Facebook – perché è proprio quando si vuole comunicare fuori dalla nostra nazione che vanno rafforzate identità e tradizione: questo logo è buono solo per carnevale”.
Alfio Marchini, consigliere comunale tra i più popolari e attenti alle questioni di stile, rincara la dose. “Una scritta – afferma una nota una nota – più adatta ai cioccolatini che alla capitale d’Italia”. Soldi mal spesi – lo stanziamento è di 20mila euro – secondo Marchini che si unisce dunque al coro dei tradizionalisti i quali, tra le altre cose, rivogliono la lupa. Immancabile l’intervento del suo alterego “Arfio” che interviene su Facebook e tuona contro l’iniziativa con il solito metodo: “Logo ti saluto, lupa ti rivoglio, Roma ti amo”.
Roberto Rotunno