L’ennesimo capitolo della saga “bus in fiamme nella Capitale” è andato in scena oggi, nella Galleria Giovanni XXIII, riaperta poco prima che iniziasse il lockdown, il 3 marzo. Per fortuna, all’interno dell’autobus linea 46, come chiarito dall’Atac, la municipalizzata dei trasporti romani, non c’era nessuno. Ma, secondo le prime ricostruzioni, un automobilista è stato trasportato in ospedale in codice giallo: l’uomo, che avrebbe abbandonato il suo veicolo uscendo a piedi dalla galleria, sarebbe rimasto intossicato dal fumo che fuoriusciva dal mezzo.
Intanto i vigili del fuoco, allertati dal conducente del bus, che in un primo momento aveva provato da solo a spegnere le fiamme divampate sulla vettura, assieme a diverse pattuglie della polizia locale hanno deciso di chiudere la galleria in entrambe le direzioni.
E a chi polemizza per la situazione drammatica dei collegamenti capitolini, l’Atac risponde in una nota: “L’autobus era in servizio da 16 anni. Quello di oggi è il secondo caso di incendio distruttivo di una vettura nel 2020”, si giustificano dalla municipalizzata. Infatti, nel 2019, nello stesso periodo, i casi erano stati il doppio rispetto a quelli registrati nel corso del 2020, e addirittura l’80% in meno rispetto a due anni prima. A conclusione del 2019, gli autobus che avevano preso fuoco, tra roghi distruttivi e non, erano stati 23 contro i 49 dell’anno precedente. Un miglioramento netto sì, sul fronte incendi, ma non tanto da poter gridare al miracolo: secondo quanto riporta un dossier pubblicato lo scorso dalla Commissione mobilità della città metropolitana di Roma a essere aumentati, nel 2019, erano soprattutto i guasti ai mezzi, a causa di vetustà, a cui la sindaca Virginia Raggi ha dato una risposta acquistando 328 nuovi bus. La domanda che ci si pone è sempre la stessa: basteranno per risolvere la situazione?