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HomeEconomia Rivoluzione dai social. L’annuncio di Facebook: “Pagheremo tasse localmente”

Rivoluzione dai social
L'annuncio di Facebook
"Paghiamo tasse localmente"

Stop alle imposte convogliate a Dublino

Italia soddisfatta, ma restano i dubbi

di Valerio Toma13 Dicembre 2017
13 Dicembre 2017

Soddisfazione, ma anche qualche perplessità, dietro la mossa di Facebook. Proprio ieri il numero uno dei Social ha annunciato, tramite un comunicato pubblico a firma del direttore finanziario Dave Wehnner, di voler pagare le tasse dove realizza i ricavi.

Una svolta che permetterebbe, a partire dal prossimo anno, di convogliare l’intera contabilità  nei mercati internazionali interessati. Non più quindi, a Dublino, dove Facebook, tramite una società, paga imposte molto basse rispetto a milioni e milioni di fatturato. «Il passaggio ad una struttura di vendita locale fornirà maggiore trasparenza ai governi e ai legislatori di tutto il mondo, che hanno chiesto una maggiore visibilità sui ricavi associati alle vendite», così Wehner ha giustificato il motivo della scelta. Ma sarà davvero così?

La decisione della società di Menlo Park  potrebbe mettere fine ai paradisi fiscali del passato. In Italia  su 400 milioni di servizi venduti sono state pagate appena 200 mila dollari di tasse.

«E’ finita un’epoca. Fino ad oggi hanno accumulato ricchezze inimmaginabili, ma adesso hanno capito che il mondo è cambiato», ha dichiarato al Messaggero il presidente della Commissione Bilancio Francesco Boccia. La soddisfazione arriva anche dal ministero del Tesoro, che reputa la decisione di Zuckerberg molto positiva.

Secondo uno studio del Lef, l’associazione per la legalità ed equità fiscale, il gettito fiscale di Facebook e Google perso dallo Stato italiano ammonterebbe a 549 e 370 milioni di euro all’anno in un triennio. Se la svolta di Facebook andrà a buon fine alle casse dello Stato andrebbero circa 100 milioni.

Dietro le buone prospettive si nasconde però qualche perplessità. Il pericolo di chiama “transfer pricing”: un metodo che, ad esempio,  permette alla società Facebook Italia, che ha un’alta pressione fiscale,  di acquistare da Facebook Irlanda, che ha tasse basse, servizi per un importo pari agli utili raccolti in Italia. In questo modo il guadagno sarà trasferito in Irlanda, dove l’aliquota locale è molto più bassa.

 

 

 

 

 

 

 

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