TEL AVIV – È prevista per domani, 12 dicembre, una riunione straordinaria dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, per votare una bozza di risoluzione che chiede un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza. L’incontro è stato richiesto dai rappresentanti dell’Organizzazione per la cooperazione islamica e dal gruppo arabo dopo il veto degli Stati Uniti sulla risoluzione del Consiglio di Sicurezza che chiedeva un “cessate il fuoco umanitario” a Gaza. Secondo fonti diplomatiche, l’Assemblea Generale potrebbe decidere un testo che riprende in gran parte la risoluzione respinta. Sul campo, intanto, le sirene anti razzi da Gaza sono tornate a risuonare a Tel Aviv e nel centro di Israele costringendo la popolazione ad andare nei rifugi.
La diplomazia al lavoro
Un regime “sanzionatorio contro i dirigenti di Hamas in solidarietà ad Israele e per contrastare le operazioni terroristiche del gruppo”. Questa la proposta dell’Alto rappresentante europeo per la politica estera Josep Borrell, appoggiata dai ministri degli Esteri di Italia, Francia e Germania. Questa mattina, infatti, in una lettera congiunta, Antonio Tajani, Catherine Colonna e Annalena Baerbock hanno espresso il loro “pieno sostegno alla proposta che dovrebbe permettere all’Ue di colpire i membri di Hamas, i gruppi affiliati e i sostenitori delle sue attività destabilizzanti”.
La telefonata tra Putin e Netanyahu
Ieri, invece, il presidente russo Vladimir Putin ha parlato con il leader Israeliano Benjamin Netanyahu. La conversazione tra i due è durata 50 minuti. Netanyahu ha detto di avere “criticato con forza la pericolosa cooperazione fra Russia e Iran”. Il premier israeliano ha chiesto alla Russia di fare pressione sulla Croce Rossa affinché vengano effettuate visite e forniti farmaci agli ostaggi che Israele cercherà di liberare con ogni mezzo. Per Hamas però “senza negoziato nessun ostaggio tornerà a casa”.
La guerra sul campo
Sul campo, intanto, la situazione è drammatica. Metà della popolazione di Gaza sta morendo di fame mentre continuano i combattimenti tra Hamas e Israele. Lo denuncia l’Onu mentre il segretario Generale Antonio Guterres, lancia l’allarme “stiamo correndo un serio rischio di collasso del sistema umanitario”. Per Guterres “la situazione si sta rapidamente trasformando in una catastrofe con implicazioni potenzialmente irreversibili” sia per i civili sia per “sicurezza nella regione”. L’esercito israeliano ha annunciato la morte di altri 4 soldati portando a 101 il totale dei soldati deceduti dall’inizio dell’operazione. Secondo Hamas sono invece quasi 18mila i civili uccisi dall’inizio del conflitto.
Sciopero in Cisgiordania
In Cisgiordania e a Gerusalemme est la popolazione ha deciso di protestare questa mattina contro la guerra in corso, attraverso uno sciopero generale. Negozi, banche, università e uffici pubblici sono rimasti chiusi, mentre anche i trasporti pubblici sono fermi. Lo sciopero è stato convocato dalle Forze nazionali ed islamiche, contro “l’aggressione israeliana” e a sostegno della cessazione immediata ‘”degli odiosi massacri e dei bombardamenti di obiettivi civili”.
Il destino di Gaza dopo la guerra
Netanyahu ha istituito un piccolo team per mettere a punto un piano per Gaza una volta finita la guerra. A parlare del destino della striscia una volta finita la guerra è anche Josep Borrell. “Ho presentato un documento di sintesi per discutere cosa fare a Gaza una volta finiti gli attacchi” ha detto Borrell. Si continua a sostenere “che non dovrebbero essere espulsi dalla loro terra, ma è difficile quando le persone scappano dai bombardamenti”, perché, ha spiegato Borrell, “a Gaza non ci sono più rifugi”.