“I Paesi ad alto debito non devono aumentare ulteriormente lo spread, e tutti i Paesi devono rispettare le regole dell’Unione”, così il presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi durante un convegno a Francoforte. Non nomina l’Italia ma il riferimento, dopo la lettera inviata alla Commissione europea, sembra essere palese. E ancora: “La mancanza di consolidamento fiscale nei paesi ad alto debito aumenta la loro vulnerabilità agli shock, che siano auto-prodotti mettendo in forse le regole dell’Unione monetaria, o importati tramite il contagio. Finora, l’amento degli spread è stato in gran parte limitato al primo caso e il contagio è stato limitato.”
Non solo: il presidente della Bce Mario Draghi è tornato a parlare di inflazione. Quella dell’Eurozona continua a oscillare intorno all’1%, non mostrando tendenze al rialzo convincenti. Questo potrebbe avere ripercussioni sull’addio al QE (quantative easing) programmato a fine dicembre: “Se i dati in arrivo confermeranno la convergenza verso gli obiettivi, la Bce procederà come stabilito. Ma il consiglio ha anche notato che le incertezze sono aumentato e dunque a dicembre, con le nuove previsioni disponibili, saremo più in grado di fare una piena valutazione”.
Nel frattempo il governo di Vienna rincara la dose. Dopo aver richiesto con l’Olanda di avviare una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia, è tornata a parlare tramite il ministro delle Finanze Hartwig Loeger. “Non abbiamo riscontrato alcun cambiamento da parte dell’Italia. Quindi ci aspettiamo una chiara reazione da parte della Commissione”, ha dichiarato infatti in arrivo all’Ecofin a Bruxelles. Posizione che, a detta sua, risulta condivisa anche tra gli altri Stati. Il tutto all’indomani delle frasi del vicepremier pentastellato Luigi Di Maio: “Austria e Olanda ci chiedono lacrime e sangue”.