“In questi giorni difficili possiamo ritrovare i piccoli gesti concreti di vicinanza e concretezza verso le persone che sono a noi più vicine. Se viviamo questi giorni così, non saranno sprecati”. Papa Francesco racconta in un’intervista a Repubblica come vive questi giorni di emergenza legata al Covid-19.
E come anche in questo momento di incertezza si possono cogliere grandi insegnamenti, riscoprendo il valore dei piccoli gesti verso chi ci circonda: “Gesti minimi che a volte si perdono nell’anonimato della quotidianità”, ma che per il Santo Padre “fanno sì che la vita abbia senso e che vi sia comunione e comunicazione fra noi”.
Comunione e comunicazione: due aspetti che, secondo il Papa, troppo spesso viviamo soltanto in forma virtuale. “Invece dovremmo scoprire una nuova vicinanza. Un rapporto concreto fatto di attenzioni e pazienza”, aggiungendo che “il dolore di questi giorni è a questa concretezza che deve aprire”.
E in merito alla visita alle chiese romane di Santa Maria Maggiore e di San Marcello in via del Corso la scorsa domenica, Francesco rivela cosa ha domandato davanti al Crocifisso: “Ho chiesto al Signore di fermare l’epidemia. Signore, fermala con la tua mano. Ho pregato per questo”.
Nell’odierna udienza generale, trasmessa in streaming, è stata la misericordia il tema centrale. Dopo aver dedicato la messa a tutte le persone e agli operatori sanitari morti a causa del virus, ribadendo la vicinanza agli uni e agli altri, il Papa ha ribadito come la misericordia sia “il centro della vita cristiana”, nonché “l’unica vera meta di ogni cammino spirituale”. Al centro del suo primo Angelus, il 17 marzo 2013, come ha ricordato durante l’udienza, il Santo Padre chiuse il suo intervento dicendo che “la misericordia di Dio è la nostra liberazione e la nostra felicità. È l’aria da respirare”.