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Siamo a rischio Ebola? Roma, lo Spallanzani è in Italia l’unico ospedale attrezzato

di Flavia Testorio10 Ottobre 2014
10 Ottobre 2014

EbolaUn’epidemia come quella dell’Ebola, è senza precedenti. “In trent’anni di lavoro nel settore della sanità pubblica – ha dichiarato  Thomas Frieden, direttore dei Centri americani per il Controllo e la Prevenzione della Malattia (Cdc) – l’unica cosa paragonabile è stato l’Aids”. Secondo i dati pubblicati dall’Oms sono circa 8mila le persone probabilmente contagiate. Di queste, dal dicembre 2013 fino ad oggi, ne sono morte circa 3.877. Ma i numeri sembrano destinati ad aumentare.

“Meglio farsene una ragione: il virus Ebola arriverà in Europa”. A scriverlo è Daniere Raineri sulle pagine de Il Foglio. Il giornalista, facendo un semplice ragionamento, ha spiegato: “Sono circa seimila i passeggeri ogni settimana che prendono aerei verso Londra dai quattro paesi più a rischio dell’Africa occidentale, e ce ne sono altrettanti verso Parigi”. Con queste condizioni, dunque, è praticamente impossibile che il virus non si diffonda anche nel nostro continente. “E chi volesse troncare i contatti con la piccola Sierra Leone – ha continuato Raineri  – o con la Liberia poi dovrebbe spiegare come si fa oggi a isolare l’Italia dall’Egitto”. Ma in realtà il virus è già arrivato in Europa e i tentativi di arginarlo sono stati blandi. Il primo caso accertato è, infatti, quello dell’infermiera spagnola Teresa Romero, ricoverata al Carlos III-La Paz di Madrid. La donna si era toccata il volto con i guanti infetti, mentre si toglieva la tuta di protezione. Uno dei tanti errori nel protocollo di sicurezza ha ridotto l’infermiera in fin di vita, e le sue condizioni – stando alle ultime dichiarazioni del fratello e della vicedirettrice dell’ospedale – stanno nettamente peggiorando.

Arginare il fenomeno. Le autorità sanitarie mondiali non hanno ancora in mente una soluzione per fermare l’epidemia. Il paziente una volta ammalatosi potrebbe essere curato con dei vaccini ancora in via di sperimentazione. Il farmaco Zmapp ha già curato in America tre pazienti malati di Ebola. Tuttavia di vaccini ne esistono molti, ma sui farmaci vanno ancora fatti degli accertamenti essendo tuttora in fase di sperimentazione. La soluzione, secondo il ministro della Sanità Beatrice Lorenzin, è fornire un’informazione a tappeto che coinvolga soprattutto viaggiatori e addetti ai lavori negli aeroporti. “È necessario – ha dichiarato Lorenzin – potenziare le procedure per identificare i soggetti sospetti nei paesi colpiti dall’epidemia prima del loro imbarco con destinazione in aeroporti continentali e individuare i soggetti a rischio al momento dello sbarco”. Inoltre, suggerisce ancora il ministro, sarebbe funzionale mettere negli aeroporti dei cartelloni e degli opuscoli informativi sul comportamento da tenere nel caso in cui i passeggeri manifestino i sintomi di una possibile infezione.

Roma, Spallanzani unico ospedale attrezzato. Finora nel nostro Paese non è stato accertato nessun caso di Ebola. L’unico sospetto, un medico tornato dalla Sierra Leone subito ricoverato all’ospedale Spallanzani di Roma, si è rivelato infine essere malato di malaria. Ma, secondo le dichiarazioni di Antonio Chirianni vicepresidente della Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT), “le regioni italiane più esposte geograficamente al rischio di importazione della malattia da virus Ebola sono le regioni costiere presso le cui aree portuali sbarcano periodicamente clandestini provenienti dai Paesi africani”. Ma le comunicazioni sui rischi epidemiologici sono assai contrastanti. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, infatti, ha smentito le ipotesi che l’operazione di soccorso ai migranti (Mare Nostrum) possa in qualche modo agevolare l’arrivo nel nostro paese di malattie altamente infettive come l’Ebola. I controlli sulle navi sono accurati e specifici. Il ministero della Salute, in ogni caso, ha individuato l’ospedale Spallanzani come centro di riferimento nazionale per i controlli. Il nosocomio di via Portuense  sarà, dunque, operativo 24 ore su 24 per fornire consulenze a tutti i presidi ospedalieri nazionali e regionali. E, riconosciuto come Servizio regionale di epidemiologia, sorveglianza e controllo per le malattie infettive (Seresmi) raccoglierà tutti i malati contagiati dal virus Ebola (accertati o ipotetici).

Flavia Testorio

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