È il sesto giorno e si continua a scavare. Dopo la valanga del 18 gennaio non si fermano le ricerche all’hotel Rigopiano, in provincia di Pescara. Le 165 unità dei Vigili del Fuoco lavorano senza sosta: i dispersi sono ancora 15. Poco dopo le nove di questa mattina i corpi di due donne sono stati estratti dai resti della struttura, portando il bilancio dei morti a 14. Nonostante la speranza si assottigli, i vigili fanno affidamento sulla possibilità che una sacca d’ossigeno si sia creata dietro la parete di 80 cm che li separa, in questo momento, dalla stanza bar dell’albergo. Da ieri si cerca di aprire un varco per permettere ai soccorritori di arrivare nella sala principale, dove con ogni probabilità si trovava la maggior parte degli ospiti al momento dell’impatto.
Al di fuori infuriano le polemiche sulla mancanza di tempestività dei primi soccorsi. Dopo le recenti rivelazioni sulla telefonata d’avvertimento del signor Marcella, ignorata dalla funzionaria della prefettura e classificata come un equivoco. L’uomo aveva sentito il suo cuoco, intrappolato in macchina davanti l’hotel durante la valanga, e aveva lanciato l’allarme. Eppure la donna lo aveva rassicurato su un qui pro quo con un’altra struttura crollata più avanti, una semplice stalla che per qualche tempo sembrava essere l’unica ad aver subito danni dalla slavina.
Ulteriori lamentele anche sul numero di unità impiegato attualmente nelle operazioni. A riguardo però, i Vigili del Fuoco rassicurano: “Il contingente e i mezzi impiegati costituiscono un dispositivo assolutamente adeguato allo sforzo operativo in atto. Una concentrazione numericamente superiore non solo non servirebbe ad accelerare le ricerche, ma rischierebbe di rivelarsi addirittura pregiudizievole in relazione alle caratteristiche del sito.”
Oggi intanto, escono illesi dall’Ospedale di Pescara alcuni dei superstiti. Vincenzo Forti e Giorgia Galassi, i giovani fidanzati di Giulianova, e la famiglia Parete con i due bimbi. Edoardo e Samuel, i cui genitori sono ancora dispersi, resteranno invece dentro, in attesa, per “protezione psicologica”.