Il 2013 sarà ricordato come un anno boom per le richieste di asilo politico presentate in Europa ed in particolare in Italia. Nei 28 Paesi dell’Unione le domande sono state complessivamente 484.600, con una crescita del 32% rispetto al 2012. Percentuale che però sale al doppio in Italia: ben il 60% di domande in più, pari ad un totale complessivo di 27.830, a fronte però di circa 43mila persone complessivamente sbarcate sulle nostre coste.
Le guerre in Mali e Siria. Com’era prevedibile, buona parte dell’incremento delle richieste è dovuto alle guerre civili sparse per il sud del mondo. In particolare a quelle in Mali ed in Siria, anche se appena 695 persone in fuga dal regime di Assad hanno presentato domanda in Italia, preferendo rivolgersi ai paesi dell’Europa centro settentrionale come Svezia (oltre 16mila) e Germania (quasi 12mila). Più numerosi invece in Italia i profughi in fuga dal Mali e dagli altri conflitti africani.
Il centro Astalli. Per i rifugiati un punto di riferimento – a Roma e in altre sette città italiane, da Trento a Palermo – è da oltre trent’anni il centro Astalli, gestito dai gesuiti. Nel 2013 il centro, che può contare su 49 operatori e 486 volontari e lo scorso settembre ha ricevuto la significativa visita di Papa Francesco, ha assistito complessivamente 37mila rifugiati, di cui 21mila nelle varie sedi della Capitale, offrendo loro pasti caldi, alloggi, visite mediche ed in generale un punto di ascolto e di riferimento per migliorare la loro condizione. Non ultima, la possibilità di stabilire presso le sedi del centro la propria residenza, requisito burocratico indispensabile per poter accedere ai servizi pubblici: dalla richiesta di asilo politico a quella di permesso di soggiorno, fino al semplice codice fiscale.
Padre La Manna. «In Italia manca un sistema di accoglienza efficace, in particolare per il “secondo livello” – ha detto nei giorni scorsi padre Giovanni La Manna alla presentazione del rapporto 2014 sulle attività del centro – Per chi ha superato la fase dell’emergenza non è facile inserirsi nella società italiana: manca infatti la possibilità di trovare un lavoro (requisito indispensabile per mantenere il permesso di soggiorno per chi non gode di asilo politico) e di accedere ad alloggi ad un prezzo accessibile. Non a caso a Roma pullulano le occupazioni di immobili sfitti dove stimiamo una presenza complessiva di circa 2.500 persone in condizioni di assoluto degrado. Noi facciamo quello che possiamo, ma è sempre più difficile per i rifugiati diventare autonomi: ormai la media della permanenza nelle nostre strutture per famiglie supera l’anno».
Di Alessandro Testa