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Riforma del Senato in difficoltà, i “ribelli” lo vogliono elettivo. Tensione nella maggioranza ma il governo non cambia linea

di Cesare Bifulco27 Giugno 2014
27 Giugno 2014

senato1Ancora bufera al Senato. Placate le polemiche sull’immunità si profilano all’orizzonte nubi che non lasciano presagire nulla di buono. A frenare la riforma di palazzo Madama questa volta sono 18 senatori della maggioranza che hanno firmato un subemendamento al disegno di legge costituzionale per ripristinare l’elezione diretta dei senatori. La spaccatura è trasversale, ma sostanzialmente le fronde sono due, una interna al Pd e l’altra a Forza Italia. La modifica sottoscritta da Vannino Chiti, senatore “dissidente” del Pd, ha avuto l’appoggio di alcuni ex grillini e della fronda azzurra. Dalla riunione di ieri dei senatori forzisti, chiusa dal capogruppo Paolo Romani prima che gli animi si surriscaldassero troppo, è emerso un malumore diffuso sulla riforma.

Come riferiscono alcuni partecipanti due terzi dei senatori azzurri, preferirebbero un Senato elettivo, ma la posizione ufficiale resta saldamente ancorata agli accordi del Nazareno.Ad appoggiare il subemendamento, infatti, è stato un gruppo “ribelle” composto da 4 sentori con a capo Augusto Minzolini, ex direttore del Tg1.

A preoccupare Renzi non è tanto la modifica sottoscritta dai frondisti, dato che in commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama la maggioranza ha i voti per bocciare la proposta, ma soni i problemi che potrebbero sorgere quando il ddl, presumibilmente a luglio, arriverà in aula.

Cesare Bifulco

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