Riorganizzazione della macchina amministrativa, valorizzazione del personale, digitalizzazione, edilizia giudiziaria e architettura penitenziaria. Sono queste alcune delle priorità indicate dalla ministra Marta Cartabia, davanti alla Commissione Giustizia della Camera, rispetto agli interventi che dovranno trovare spazio nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un piano che si pone l’obiettivo di salvare e implementare quanto fatto dal governo precedente accogliendo le proposte dell’opposizione.
Una riforma della giustizia che, data la situazione attuale, non può esigere un totale cambiamento del sistema ma deve piuttosto programmare interventi mirati. Cartabia chiede che vi sia una “riduzione dei tempi dei processi, che continuano a registrare medie del tutto inadeguate” e con un adeguamento della durata media dei riti giudiziari all’Europa. Invita, inoltre, i pubblici ministeri a un maggiore riserbo sull’avvio delle indagini spesso preda di strumenti mediatici che non tutelano la presunzione di innocenza dei soggetti coinvolti mentre ai magistrati che ambiscano a nomine per incarichi direttivi chiede una capacità gestionale come requisito fondamentale.
Segue il “rinnovo parziale” dell’organo di governo autonomo della magistratura. “Ogni due anni potrebbero essere rinnovati la metà dei laici e dei togati”, spiega la ministra. Un modo questo utile per combattere le logiche correntizie e per dare “maggiore continuità” allo stesso Consiglio superiore della magistratura. Agli ordinamenti nazionali lancia l’appello di elaborare paradigmi di giustizia riparativa che permettano alla vittima e all’autore del reato di partecipare attivamente, se entrambi vi acconsentono liberamente, alla risoluzione delle questioni risultanti dal reato con l’aiuto di un terzo imparziale. Per Marta Cartabia è necessario il superamento dell’idea del carcere come unica effettiva risposta al reato. Occorre valorizzare le pene alternative come quelle pecuniarie in larga parte non eseguite.
La prossima settimana verranno presentati gli emendamenti ai testi già incardinati per le riforme.