HomePolitica Riforma della giustizia. Adornato: “Ma i nostri 45 giorni di ferie non sono un privilegio”

Riforma della giustizia. Adornato: “Ma i nostri 45 giorni di ferie non sono un privilegio”

di Domenico Cappelleri02 Ottobre 2014
02 Ottobre 2014

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Il disegno di legge sulla diminuzione delle ferie alla magistratura ha fatto scalpore, soprattutto tra i togati. Vediamo qual è il parere di Giuseppe Adornato sostituto procuratore generale della Procura della Repubblica di Reggio Calabria.

Cosa pensa del taglio delle ferie ai magistrati, ritenute un privilegio rispetto agli altri pubblici impieghi?

“Ritengo che i quarantacinque giorni di ferie non siano un privilegio. Le ferie dei magistrati, per lo più coincidenti col periodo di sospensione dei termini processuali, dal 1° agosto al 15 settembre, vengono in larga parte spese dai medesimi per scrivere le sentenze incamerate alle udienze immediatamente precedenti il decorso del periodo feriale, le quali debbono essere depositate nei termini di circa 30 giorni. Se, pertanto, le udienze e i relativi processi vengono fissati fino a fine luglio, le sentenze incamerate in tale periodo devono per forza essere scritte durante le ferie. Il problema del sistema della giustizia italiano non sta nei giorni di vacanza dei magistrati, l’esecutivo farebbe bene ad occuparsi della riforma del rito”.

Crede quindi che la magistratura in questa circostanza non sia stata  equiparata ai pubblici uffici?

“Assolutamente no, per equiparare la magistratura agli altri pubblici uffici bisognerebbe  sancire che i magistrati lavorino 36 ore a settimana, cosa che non può avvenire perché noi magistrati lavoriamo di giorno, di notte, il sabato e anche la domenica.

Tornando al discorso ferie, tenga presente che un qualsiasi pubblico impiegato che va in ferie dal primo al 30 agosto, sarà in ferie circa 20 giorni, in quanto non si calcolano nel periodo le domeniche e i sabati. Un magistrato nel medesimo periodo sprecherà 25 giorni di ferie perché egli dovrà prendere come ferie anche i giorni di sabato. Per cui, qualora noi venissimo equiparati agli altri, nell’esempio che Le ho detto un qualsiasi altro pubblico dipendente avrà 5 giorni di ferie in più da fruire durante l’anno rispetto ai magistrati. Tornando alla situazione odierna, quindi non è vero che godiamo di 45 giorni di ferie se non sulla carta, perché se da questi 45 giorni andiamo a togliere i 7 sabati che cadono nel periodo e che siamo costretti a prendere come ferie, i nostri giorni di ferie effettivi si riducono a 38 (buona parte dei quali – ripeto – impegnati a scrivere le sentenze incamerate). E 38 giorni di ferie sono solo pochi giorni in più di quelli di cui godono tutti gli altri. Ma nel resto dell’anno noi lavoriamo di sabato, di domenica e anche di notte.

Toglieteci il sabato, la domenica, le nottate e le ore in più che facciamo oltre le 36, e saremo tutti ben lieti di essere equiparati al pubblico impiego. La verità è che quel po’ che funziona del sistema giustizia è dovuto al personale sacrificio (chi più, chi meno) di tutti noi magistrati, mentre quello che non funziona non è certo dovuto a quei 4/5 giorni di ferie in più ma ad un intero sistema che non è disegnato sul modello dell’efficienza. La Politica trovi il modo di costruire un processo che sia allo stesso tempo giusto e celere.”

In cosa sbaglia il governo? A cosa si riferisce in particolare?

“Non si capisce perché questo governo invece di risolvere i problemi importanti, si debba occupare di chi fa con sacrificio il proprio lavoro. L’esecutivo dovrebbe prestare attenzione agli enti inutili, quali ad esempio i vari Osservatori (uno dei quali l’Osservatorio per i beni confiscati alla criminalità organizzata, ente senza alcuna funzione specifica che occupa un imponente palazzo a piazza San Silvestro a Roma). Personalmente poi sono dell’idea che vada soppressa altresì la Direzione Nazionale Antimafia, ovvero quella struttura della magistratura requirente con sede a Roma cui il codice di rito non assegna nessuna funzione se non l’esercizio delle funzioni di pubblico ministero nei rarissimi (non so se mai verificatisi) casi di avocazione delle indagini svolte dalle competenti Procure distrettuali antimafia.

A questo si aggiunga che molti sprechi (di tempo, di energia e di denaro) derivano dalla procedura penale, che prevede che siano sottoposti a testimonianza (per la formazione della prova) non solo coloro che hanno reso dichiarazioni accusatorie (denunce e sommarie informazioni) ma altresì coloro che hanno stilato relazioni di servizio per riferire un’attività compiuta non soggetta ad alcuna valutazione (si pensi all’ufficiale di PG chiamato a riferire che alle 12,15 è intervenuto in via Zecca dove ha riscontrato la presenza di un fabbricato abusivo (ritratto in fotografia e privo di alcuna preventiva concessione all’edificazione)). Trattasi in tal caso di attività di indagine che può essere riscontrata dalla relazione di servizio, riferita da un ufficiale di PG che non è portatore di interessi specifici a deporre in un certo modo. Eppure costui dovrà essere chiamato al processo, anche se nel frattempo sia stato trasferito in altra sede, venendo altresì sottratto ai propri compiti istituzionali. E chi sopporta quotidianamente le spese di spostamento di tutti questi ufficiali di PG da una sede all’altra dell’Italia? Altrettanto dicasi per gli imputati detenuti in sedi differenti da quelle dove si celebrano i processi a loro carico. Un processo, quindi, lungo e costoso! Cosa c’entrano quindi quei pochi giorni di ferie in più dei magistrati (solo sulla carta, ripeto) con l’efficienza del sistema giustizia? E ammesso – ma non concesso – che i magistrati fruiscano realmente di pochi giorni di ferie in più degli altri, volete dirmi come sono compensate le notti spese a scrivere sentenze complesse per imputati detenuti, sentenze i cui ritardi nei depositi generano scarcerazioni per decorrenza dei termini? E volete dirmi come vengono compensate le nottate dei pubblici ministeri, chiamati ad intervenire e a svolgere le immediate attività di indagine dinanzi agli omicidi? Il Governo risponda a tutte queste domande nella Relazione con cui accompagnerà la proposta di legge di riduzione delle ferie dei magistrati”.

Come giudica le accuse di giustizia ad orologeria nei confronti del padre del premier Renzi?

“Mi risulta che il provvedimento fosse già avviato, il clamore deriva dal fatto che si tratta del padre del presidente del Consiglio. Non credo ci sia niente da aggiungere a riguardo, se non che la macchina giustizia non si ferma se a cadere sotto la sua scure sia questo o quel personaggio. Questo non è stato ancora scritto nella procedura penale”.

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