La riforma del copyright è stata approvata dal Parlamento Europeo, con 348 sì, 274 no e 36 astenuti. La votazione si è svolta in tarda mattinata. Ora spetterà agli Stati membri, nelle prossime settimane, dare l’ultimo ok formale. Le nuove norme Ue, che includono salvaguardie alla libertà di espressione, consentiranno a creatori ed editori di notizie di negoziare un equo compenso con i giganti del web.
“È un momento cruciale per la cultura europea”, ha sottolineato la commissaria Ue al digitale Mariya Gabriel, intervenendo in aula stamattina a Strasburgo. Hanno ribadito l’importanza della giornata di oggi anche il presidente degli editori dei giornali europei dell’Enpa, Carlo Perrone, che ha definito il voto di oggi “storico” e l’eurodeputata Pd Silvia Costa, per la quale “sono in gioco la libertà e la diversità culturale”.
L’esito del voto però era tutt’altro che scontato. “Siamo sicuramente sul filo del rasoio”, precisava Perrone, “sappiamo che i Paesi dell’est sono incerti, la controlobby è molto forte in quelle zone”. Che poi aggiungeva come gli stessi socialisti tedeschi fossero “divisi fra loro”.
Due sono in particolare i punti principali della riforma: l’articolo 13, che obbliga le piattaforme online a dotarsi di filtri in grado di intercettare i contenuti coperti da copyright caricati dagli utenti, e l’articolo 11, che introdurrebbe la link tax, ovvero la possibilità degli editori di chiedere ai motori di ricerca e agli aggregatori di notizie (come Google) di farsi pagare l’utilizzo dei loro contenuti.
Una delle novità riguarda inoltre le sanzioni. Gli utenti non rischiano più penali per aver caricato online materiale protetto da copyright non autorizzato, ma la responsabilità sarà delle grandi piattaforme come YouTube o Facebook.
Le voci enciclopediche di Wikipedia sono tornate accessibili dopo l’oscuramento messo in atto alla vigilia del voto sulla riforma del copyright. “Nonostante tutti i nostri sforzi e le proteste della nostra comunità, di tantissime associazioni e di milioni di cittadini europei, la direttiva è passata così come proposta. Grazie a tutti quelli che ci hanno aiutato a cercare di ribaltare un risultato che era segnato”, spiega una nota di Wikimedia, la Fondazione a cui fa capo. Una protesta che non aveva convinto tutti, anche perché Wikipedia non era direttamente influenzata dalle norme.