E’ scontro tra il presidente del Comitato olimpico nazionale Giovanni Malagò e il governo, in merito alla riforma del Coni contenuta nella bozza della manovra. Il nodo è legato al fatto che il governo consideri come un conflitto d’interessi che fino ad ora sia stato il Coni a distribuire i soldi alle Federazioni, con i presidenti delle stesse che poi hanno il compito di votare il numero uno del Comitato olimpico nazionale. Sarà quindi una nuova società governativa, la Sport Salute spa, a controllare il patrimonio e la gestione del personale, e non il Coni, a cui resteranno soltanto 40 milioni per la preparazione olimpica.
“Questa non è la riforma dello sport italiano. Questa è un’occupazione elegante del Coni. Lo stesso fascismo, pur non essendo estremamente elastico sulla libertà d’opinione, aveva rispettato quella che era stata la storia del Coni dall’epoca della sua fondazione. Questa riforma è una cosa che il Coni non si merita per la sua storia e per quello che ha fatto”, questo è il duro attacco di Malagò.
Riguardo possibili dimissioni ha detto: “Se questa riforma fosse iniziata a gennaio mi sarei dimesso, ma io non abbandono la mia barca in prossimità delle Olimpiadi del 2020”.
Intanto, il Consiglio nazionale del Coni ha dato mandato a Malagò di trattare con il governo riguardo la riforma inserita nella manovra. Al presidente del Coni hanno risposto i due sottosegretari Giancarlo Giorgetti della Lega e Simone Valente del Movimento Cinque Stelle: “Ci sorprende l’atteggiamento del presidente Malagò che sa bene che l’autonomia dello sport non è in discussione. Stiamo seguendo un modello già in vigore in molti paesi del mondo. Molti sono con noi, ci incoraggiano ad andare avanti e così faremo, sicuri di fare le scelte migliori per il bene dello sport italiano, il nostro unico obiettivo”.