Sarebbero serviti almeno 400 nuovi netturbini per potenziare la raccolta dei rifiuti. Il piano delle assunzioni era pronto, ma la bocciatura del bilancio Ama 2017, e le conseguenti dimissioni dell’Assessore all’Ambiente Pinuccia Montanari, hanno contribuito a un ulteriore congelamento dell’emergenza rifiuti nella capitale.
La sindaca Virginia Raggi oggi incontrerà al Campidoglio i sindacati soprattutto per scongiurare lo sciopero che a questo punto sembra inevitabile. Intanto è stato costituito un nuovo gruppo di lavoro congiunto tra Roma Capitale, che lo ha voluto, e Ama, per verificare l’andamento della gestione nel corso del 2018 e per una «preventiva risoluzione delle eventuali criticità riferite al bilancio 2018», come si legge nella delibera votata nella travagliata giunta che ha portato alle dimissioni di Montanari. L’amministratore unico e di fatto l’azienda sarebbero così commissariati.
Secondo l’assessora dimissionaria, la municipalizzata che si occupa di raccogliere e smaltire l’immondizia “rischia il default” a causa di un contenzioso di 18 milioni di euro. Il problema non è solo il bilancio, per un’azienda che fattura un miliardo l’anno, ma soprattutto gli investimenti che erano in programma come l’assunzione di nuovo personale. Inoltre, sul piatto degli investimenti c’erano 68 milioni di euro da spendere nell’acquisto di 752 nuovi mezzi in 15 mesi. Fondamentali, se si tiene conto che dei 2.500 veicoli a disposizione di Ama ad oggi funziona regolarmente solo il 55%.
Poi c’è il grande problema del trasferimento dell’immondizia. Con il tmb Salario andato in fiamme, Roma è costretta a inviare in giro per l’Italia tonnellate di rifiuti indifferenziati. L’incertezza nei conti già alcuni mesi fa ha messo in apprensione Hera, uno dei principali fornitori di Ama. Le maxi-gare per lo smaltimento dei rifiuti sono già andate due volte deserte e oggi alcuni operatori privati costano ad Ama anche 200 euro a tonnellata.