Augusto Minzolini esce indenne dal processo che lo vedeva imputato per l’uso delle carte di credito aziendali. Il pubblico ministero Mario Dovinola aveva chiesto la condanna a due anni per l’ex direttore del Tg1, ma il Tribunale di Roma ha ribaltato il tutto.
La fine del calvario. L’ex direttore, infatti, è stato assolto dall’accusa di peculato per un presunto utilizzo improprio delle carte di credito aziendali: «Il fatto non costituisce reato». Immediato il commento di Minzolini che definisce tutta la vicenda come «una vera e propria via crucis» e, continua, afferma di essere «stato severo con i magistrati, ma in questo momento sono rincuorato».
Il reintegro. La reazione di Minzolini non si ferma qui, il giornalista, infatti, non si accontenta dell’assoluzione e di semplici parole: vuole i fatti. «Potrei anche tornare a dirigere il Tg1». La richiesta si basa – secondo l’ex direttore – sullo statuto giuridico dell’azienda: «È stata applicata nei miei confronti una legge propria per i dipendenti pubblici che mi sospende e mi dovrebbe mandare a ricoprire un ruolo equivalente». Poi però rettifica e modifica il tiro, precisando che «secondo me utilizzare questa legge è una forzatura, poichéla Rai è una società per azioni, e lo ha ricordato anchela Corte di Cassazione».
La sentenza della Cassazione. Tuttavia,la Corte si era già espressa sulle parole di Minzolini con questa sentenza: «La Rai è una società per azioni per volontà stessa del legislatore e, seppure soggetta a una disciplina particolare per determinati aspetti e a determinati fini, […] per tutto quanto non diversamente previsto, non può che essere regolata secondo il regime generale delle società per azioni». Dunque, lo rivedremo forse alla guida di qualche telegiornale Rai?
Paolo Costanzi