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Riciclo internazionale, sgominata la banda degli Iphone. 22 gli indagati

di Maria Lucia Panucci10 Luglio 2014
10 Luglio 2014

Iphone-2-3Rubavano iphone ai turisti e poi li riciclavano all’estero. I carabinieri della Compagnia Roma Centro hanno smascherato un vero e proprio sodalizio criminale in cui borseggiatori, per lo più romeni e sud americani, e ricettatori, tutti nord africani, si erano associati per gestire al meglio una macchina d’affari insospettabile.
Finora sono 22 le persone iscritte nel registro degli indagati per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di furti, ricettazione e riciclaggio, con l’aggravante della transnazionalità. Ma non solo. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati 80 cellulari, 5 computer portatili e 6 macchine fotografiche che stavano per essere trasferiti in Marocco tramite un corriere. Sono stati requisiti anche 60 telefoni esposti invece a Roma, a Porta Portese. I carabinieri sono riusciti ad arrestare oltre 200 autori di borseggi colti in flagranza di reato sui mezzi pubblici e ben settanta telefonini sono stati restituiti ai legittimi proprietari.
Le indagini andavano avanti da mesi. Sono partite a febbraio dell’anno scorso quando presso le stazioni dei carabinieri del centro di Roma sono cominciate ad arrivare decine di denunce di borseggio. Dall’incrocio di alcuni dati è subito balzato agli occhi degli investigatori l’elevato numero di furti di telefoni cellulari di ultima generazione e le vittime più colpite erano perlopiù turisti in vacanza nella Capitale.
Tutti i borseggiatori, una volta in possesso della refurtiva, si incontravano a Piazzale Flaminio o a Piazza Vittorio Emanuele con i ricettatori che li attendevano per recuperare tablet, smartphone, macchine fotografiche o pc portatili, tutti all’ultimo grido. Per conto loro un esperto informatico, italiano, si procurava su internet i codici di sblocco dei telefoni per cancellarli dalle “black-list” delle compagnie telefoniche e della case di produzione. In questo modo era impossibile risalire alla rete criminale e i malviventi potevano tranquillamente rivendere la refurtiva in parte a Roma, al mercato di “Porta Portese”, e, per il resto, nei paesi del Nord Africa.
Secondo quanto scoperto dai carabinieri, ogni 30 giorni all’estero venivano spediti circa 150 cellulari di ultima generazione per un prezzo medio di 300-400 euro ciascuno. A conti fatti tra furti e riciclaggio di iphone gli associati riuscivano a guadagnare fino a 60mila euro mensili.

Maria Lucia Panucci

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