Un’aula magna affollata da centinaia di persone richiama l’immagine di una laurea, di un evento da celebrare. Ma da ieri mattina, in quella dell’Istituto Superiore della Sanità di Roma, 580 lavoratori stanno tutt’altro che festeggiando. Si tratta di precari che aspettano da anni di essere finalmente assunti. Tecnici, ricercatori, persone invece da troppo tempo costrette in una interminabile lista di attesa per l’assunzione. Con il palliativo della continua stipulazione di contratti a tempo determinato.
Proprio per evitare che le voci di padri e madri di famiglia, che nel frattempo sono arrivati in taluni casi a ricoprire ruoli istituzionali nell’ente, rimangano ancora inascoltate, la sigla sindacale USB (Unione dei Sindacati di Base) Pubblico Impiego ha votato ieri all’unanimità l’occupazione dell’aula magna dell’ISS, per chiedere alla Ministra Beatrice Lorenzin il rispetto degli impegni assunti per la stabilizzazione dei precari dell’Istituto. L’attuale capo del dicastero della salute, a maggio di quest’anno, si era impegnata a stanziare nella Legge di Bilancio le risorse necessarie a tale scopo. Tuttavia, stando alle dichiarazioni rilasciate da Cristiano Fiorentini, dell’Esecutivo nazionale di USB Pubblico Impiego, l’emendamento in questione è stato fortemente ridimensionato. Di conseguenza saranno destinati meno fondi per l’assunzione dei ricercatori.
Gli occupanti hanno passato anche la notte nell’aula magna dell’Istituto. E stamattina la protesta sta continuando. Secondo Fiorentini, “al momento non ci sono i presupposti per interrompere la protesta”, che quindi continuerà a tempo indeterminato finché la Commissione Bilancio non approverà l’emendamento in questione, destinandogli però una cifra appropriata per stabilizzare tutti i ricercatori precari. Se ciò non dovesse avvenire, “dovremmo trarre la conclusione che il Ministro Lorenzin e il Governo tutto hanno preso in giro i lavoratori precari dell’ISS”, ha concluso il dirigente del sindacato. Continua così il tentativo dei ricercatori di conquistare quei diritti sociali che dovrebbero essere alla base di un paese democratico.