Riccardo Muti non ne può del clima di tensione che ormai da tempo la fa da padrona nella lirica italiana e lascia l’Opera di Roma. A settantatre anni, il maestro si è visto costretto ad abbandonare la carica di direttore musicale a vita che il Teatro della Capitale gli aveva conferito nel 2011 perché impossibilitato a lavorare con il rischio quotidiano di uno sciopero che mandi all’aria le rappresentazioni.
Quando il sindaco di Roma, Ignazio Marino, e il sovrintendente dell’Opera, Carlo Fuortes, hanno ricevuto la lettera di dimissioni del maestro, che al momento si trova a Chicago per dirigere la Nona Sinfonia di Beethoven, non hanno potuto dargli torto. “La verità è che il direttore d’orchestra italiano più noto al mondo non è stato messo in grado di lavorare di lavorare al meglio nella Capitale del suo Paese. E questo deve far riflettere tutti”: ha dichiarato Fuortes. Nella sua lettera, Riccardo Muti ammette di aver ponderato la decisione a lungo e con sofferenza, ma di aver poi rinunciato alla direzione delle opere della stagione 2014-2015 (a lui era stata affidata l’apertura con “Aida”, e a maggio sarebbe dovuto tornare per “Le nozze di Figaro) perché “non ci sono le condizioni per poter garantire quella serenità per me necessaria al buon esito delle rappresentazioni”.
Troppi gli episodi negli scorsi anni che hanno finito per far saltare diverse serate, con gravi disagi per il pubblico che aveva già acquistato i biglietti: continue proteste, conflittualità interna, scioperi durati mesi, assemblee indette durante le prove, pretese di indennità che sfiorano l’assurdo. Per un grande maestro come Riccardo Muti il rispetto della dignità professionale è in cima alle priorità e, se nella sua stessa patria non gli viene concesso, non stupisce che decida di cercare altrove. D’altronde parliamo di uno dei direttori d’orchestra più apprezzati a livello mondiale. Dovremo quindi aspettarci che gli impegni come direttore musicale da ora in poi saranno più che altro all’estero e che, quando si troverà in Italia, il maestro Muti si dedicherà ai giovani musicisti dell’orchestra Cherubini, da lui fondata nel 2004.
Nell’attesa che l’Opera comunichi chi sostituirà Riccardo Muti nella direzione di “Aida” e “Le nozze di Figaro”, ai vertici del settore tutti sperano che, al danno economico e d’immagine che la notizia delle dimissioni porta al Teatro romano, si affianchi la consapevolezza che l’opera italiana ha toccato il fondo e che è necessario correre presto ai ripari. “Spero che questo faccia aprire gli occhi a tutti quelli che ostacolano, con resistenze corporative, l’impegno per quel cambiamento che la lirica italiana attende da troppo tempo”: è stato l’appello del ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini.
Corinna Spirito