Ribaltone ai vertici di Tim: stamattina il consiglio di amministrazione della società di telecomunicazioni ha sfiduciato a maggioranza l’amministratore delegato, Amos Genish. Il voto ha reso plastica la profonda spaccatura tra i due soci forti, il gruppo francese Vivendi e il fondo Elliott.
I dieci consiglieri legati al fondo americano hanno votato a favore del licenziamento dell’ad, cinque invece i voti a difesa del manager, espressi dai membri in quota Vivendi. Secondo Bloomberg, ai dirigenti di Elliott non è mai piaciuto il piano di Genish di scorporare la rete mantenendone il controllo, anzichè lasciarne andare più del 51 per cento.
L’ex ad era stato voluto 14 mesi fa dal socio che ha il pacchetto di maggioranza, il gruppo Vivendi, per essere poi confermato anche dal fondo Elliott, maggioranza in Cda. Tuttavia la tensione tra i due azionisti è stata costante, con il socio francese che già a inizio settembre attaccava pesantemente il board: “Gestione disastrosa e performance finanziaria drammatica”. Evidentemente in questi mesi la crepa è soltanto aumentata, fino al ribaltone di oggi.
La risposta di Vivendi è durissima “È stata una mossa molto cinica e volutamente pianificata in segreto per creare la massima destabilizzazione e influenzare i risultati di Tim. Denunciamo la destabilizzazione di questa decisione e il metodo vergognoso”. Le deleghe di Genish sono state assegnate provvisoriamente al presidente del cda Fulvio Conti, ma è già stato convocato un consiglio d’amministrazione straordinario per il 18 novembre, facile prevedere una resa dei conti. Intanto la prima reazione ufficiale alla vicenda è data dalla Borsa, con il titolo Tim in rapida discesa dal minuto successivo l’estromissione dell’ex ad e attualmente attestato in perdita dell’1,5%.