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“Riaprire gli asili a giugno
con le dovute precauzioni
aiuterebbe bimbi e genitori”

Il parere della giuslavorista Rosiello

"Le donne compiono troppi sacrifici"

di Marco Valentini05 Maggio 2020
05 Maggio 2020

Le operazioni di igienizzazione al liceo M. D'Azeglio, Torino, 3 marzo 2020. ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

È iniziata la fase 2: per gli italiani è il momento di convivere con il coronavirus, provando a riprendere gradualmente le attività interrotte lo scorso marzo. Il ministro della Pubblica Istruzione, Lucia Azzolina, ha annunciato che le scuole riapriranno a settembre, ma il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha ipotizzato che, in via sperimentale, asili nido e scuole materne potrebbero riprendere le attività già da giugno. Abbiamo chiesto un parere su questa eventualità alla dottoressa Annalisa Rosiello, avvocato giuslavorista.

Il governo sta valutando la riapertura di asili nido e scuole materne, in via sperimentale, già da giugno. Per ora è un’ipotesi, lei da giuslavorista come la valuta?
“La valuto in maniera positiva, prima di tutto per i bambini – che possono così recuperare relazioni, attività sociale e motoria – ma anche per i genitori, che possono riprendere o continuare l’attività lavorativa. È evidente che poter affidare i bambini a centri idonei, con educatori preparati, sarebbe la soluzione ideale soprattutto per i genitori che non possono lavorare in smart-working, dato che sarebbero sgravati dal seguire i figli mentre si recano in azienda o anche mentre lavorano in modalità agile”.
La ratio è quella di agevolare il ritorno alla socialità dei più piccoli e aiutare i genitori che torneranno a lavoro. Senza la scuola, altrimenti, dovrebbero assumere una baby sitter. È una direzione corretta, tenendo anche conto del rischio contagi per bambini e maestri?
“È intuibile che i bambini potrebbero fare più fatica nel mettere in atto il distanziamento fisico dai compagni di gioco. Ma il rischio potrebbe tuttavia essere ridotto in modo significativo privilegiando spazi aperti o comunque molto ampi, istituendo gruppi contenuti (8-10 bambini) per ciascun educatore, il tutto accompagnato dagli avvisi di seguire accuratamente le norme igienico-sanitarie per la prevenzione del contagio (in primis utilizzo delle mascherine, cui i bambini sembrano non essere refrattari). D’altro canto è molto importante, ed è stato sottolineato da psicologi dell’infanzia ed educatori, che i bambini riprendano presto a socializzare e a relazionarsi – pur con le cautele del caso per non incorrere in disturbi o criticità nel caso in cui l’isolamento si prolunghi ulteriormente. Una sperimentazione di centri estivi è stata ad esempio proposta dal Comune di Firenze. Il bisogno di socialità dei bambini, in sostanza, va in tutti i modi preservato e non è compensabile assumendo una baby sitter (per chi se la può permettere)”.
Il costo maggiore della chiusura delle scuole dell’infanzia è pagato dalle madri. È soprattutto pensando a loro che andrebbe intrapresa questa strada?
“Sicuramente. La cura dei figli più piccoli o comunque in età scolare e anche la cura dei familiari anziani è ancora oggi affidata in misura percentuale notevolmente maggiore alle donne rispetto agli uomini. Pertanto queste iniziative andrebbero a impattare positivamente sulla posizione delle donne e sulla loro possibilità di mantenere il lavoro e crescere professionalmente”.

L’avvocato Annalisa Rosiello

Per il ritorno a scuola il ministro Azzolina ha parlato di turni (metà classe presente in aula e l’altra metà che segue le lezioni da casa). Sarebbe un modello applicabile anche ai bambini più piccoli?
“La didattica a distanza, per i bambini più piccoli, non è dal mio punto di vista ipotizzabile: la relazione diretta con le maestre e i compagni è fondamentale e anche il contatto con il mondo esterno, con la natura. Questa potrebbe essere una buona occasione per organizzare uscite sul territorio, più adatte ai piccoli rispetto ad attività di didattica, tanto più a distanza”.

In situazioni di difficoltà e di emergenza solitamente le famiglie potevano fare affidamento sui nonni. I più colpiti dalla pandemia sono però proprio gli anziani. I contatti con i nipoti potrebbero mettere a serio rischio la salute. La mancanza di questo “appoggio” ha accelerato l’esigenza di riaprire scuole materne e asili nido?
“Sicuramente. Le famiglie per il momento non possono più fare affidamento sui nonni, o per lo meno non in maniera assorbente ed esclusiva come poteva avvenire in precedenza. Pertanto occorre studiare soluzioni alternative quali appunto quella della apertura di asili nido e scuole materne, pur con le cautele di cui ho parlato”.

Sarebbe d’aiuto anche la riapertura dei centri estivi? Si riuscirebbe a garantire la sicurezza sanitaria?
“In presenza di un numero adeguato di educatori e gruppi ristretti di bambini, attraverso un’adeguata e mirata sensibilizzazione dei bambini al rispetto delle regole, dal mio punto di vista si potrebbero limitare notevolmente i rischi e nello stesso tempo agevolare e favorire la ripresa dei contatti tra bambini e con gli educatori, attività estremamente importanti per la crescita e lo sviluppo armonico dei più piccoli”.

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