Il centro d’identificazione ed espulsione (Cie) di Lampedusa riaprirà i battenti. La polizia è già stata pre-allertata e la struttura è pronta per essere utilizzata. Adesso, per rimettere in moto il centro, manca solo l’ufficialità.
Sebbene tutto sia ancora da definire, la riapertura del CIE ha già ricevuto molte critiche, soprattutto tra i lampedusani. Inizialmente, la data di apertura del centro era prevista per il 3 ottobre, ma scegliere proprio il giorno dell’ecatombe dell’Isola dei Conigli, in cui morirono 400 persone a largo delle coste siciliane, non è sembrata affatto una buona idea. In più, proprio in quei giorni, Lampedusa sarà impegnata per cinque giorni (dal 1 al 5 ottobre) con “Sabir – il festival diffuso delle culture mediterranee”. Voluto dal sindaco Nicolini, dall’Arci e dal comitato del 3 ottobre (che prende il nome dalla strage), l’evento è nato con l’intento di commemorare le vittime di questa e di molte altre stragi che continuano a susseguirsi nel Mediterraneo, nonostante l’operazione Mare Nostrum. Ma il festival, già di suo, non sta riscuotendo molto successo. E in un clima così teso, non si poteva dunque pensare di annunciare il riavvio del Cpa.
Il contro-sabir e le polemiche al festival. Nei giorni scorsi gli abitanti di Lampedusa, ostili alla giunta Nicolini, hanno organizzato un anti-festival dal titolo “contro Sabir e il loro concetto di integrazione” che si svolgerà il 3 e il 4 ottobre, proprio per mettere i bastoni tra le ruote al festival ufficiale. Ma le polemiche non sono rivolte solo all’amministrazione. Cinque membri del comitato 3 ottobre hanno, infatti, deciso nei giorni scorsi di lasciare l’associazione, spiegandone il motivo in una lettera aperta. “Avremmo voluto che il 3 ottobre a Lampedusa si potesse stare tutti in silenzio, uniti nel ricordo e in una preghiera comune a tutte le religioni – hanno scritto Laura Biffi, Paola La Rosa, Simone Nuglio, Fabio Sanfilippo e Alice Scialoja – Volevamo evitare le strumentalizzazioni e le passerelle politico-istituzionali. Apprendiamo invece che il Comitato parteciperà a un dibattito-convegno proprio il 3 ottobre a Lampedusa con esponenti politici e istituzionali, contraddicendo lo spirito del movimento e negando il senso profondo della memoria e del ricordo”.
“È un ritorno al passato – ha commentato Biagio Bevilacqua del sindacato di polizia Sed Sicilia – perché sappiamo come andrà a finire”. Il rischio, infatti, secondo i lampedisani è che con la fine di Mare Nostrum si faccia un passo indietro nella gestione dell’emergenza sbarchi. I migranti infatti, per come è stata pensata l’operazione (tutta europea) Frontex Plus, potranno essere soccorsi soltanto all’arrivo nelle acque territoriali italiane, rischiando così che gli aiuti non arrivino in tempo.
Insomma dal 1 novembre avrà inizio il “progressivo disimpegno italiano” – come lo ha definito il ministro dell’interno Angelino Alfano – con l’avvio (anche se ancora incerto) di Frontex plus. Ma i dubbi restano: 500 letti disposti nel centro di prima accoglienza di Lampedusa saranno sufficienti a gestire la nuova ondata di arrivi?
Flavia Testorio