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Rezophonic: perché la musica può dare da bere all’Africa

di Marcello Gelardini25 Marzo 2013
25 Marzo 2013

Utilizzare la musica per comunicare quanto sia importante rispettare l’ambiente e le risorse che ci mette a disposizione. L’acqua è una di queste: qualcosa di vitale, spesso sottovalutata alle nostre latitudini ma assolutamente indispensabile, quanto carente, in altre. Sensibilizzare soprattutto i giovani, avvicinandoli a tematiche a volte indigeste ad ampie fasce delle nuove generazioni, attraverso un linguaggio amico: quello del Rock.

Sperimentare un metodo originale e innovativo di divulgazione che, volutamente, evita la sovraesposizione mediatica puntando, piuttosto, ad aprire il cuore e la mente per riflettere su ciò che abbiamo ma non apprezziamo; coinvolgimento consapevole e non banale ascolto passivo. Tutto questo è Rezophonic: la nazionale “umanitaria” del Rock; il grande (numericamente e non solo) collettivo musicale italiano; personalità ed esperienze differenti accomunate da un unico, nobile obiettivo: “Offrire da bere a chi ha sete veramente”. Ma, si sa, dietro una grande squadra c’è sempre un grande capitano. Nel nostro caso si chiama Mario Riso, centro vitale ed anima del progetto; un nome che, probabilmente, ai più dirà poco o niente ma che, grazie a questa sua ultima “creatura”, ha saputo farsi apprezzare ben oltre i confini nazionali; soprattutto in Africa, fra i più bisognosi.

Tutto nasce quasi per caso. Dopo aver accompagnato per oltre vent’anni, con le proprie bacchette e l’inseparabile batteria, i migliori musicisti del panorama italiano e internazionale in un viaggio a tappe composto da un centinaio di album e un migliaio di concerti, la carriera di Mario Riso segna un punto di svolta improvviso e, per certi versi, inaspettato.

«Per festeggiare questo importante traguardo –  racconta lui stesso – stavo preparando il primo disco da solista, una sorta di tributo al mio percorso ed agli amici che lo avevano condiviso con me. Un giorno, in occasione di un evento benefico organizzato dalla “Nazionale artisti tv e stelle dello sport” (di cui Mario fa parte) ho conosciuto Maurizio Icio De Romedis (anche lui dal lungo trascorso nel mondo dello spettacolo e, da diversi anni, assiduo collaboratore di Amref Italia). Grazie ad Icio ho avuto la grande possibilità di esplorare il mondo di Amref (la fondazione per la medicina e la ricerca scientifica per l’Africa) un’associazione sanitaria senza scopo di lucro che, da oltre cinquant’anni, s’impegna per il miglioramento delle condizioni di vita nel continente nero; ad oggi il principale punto di riferimento a livello mondiale quando si parla di quest’area geografica». Quello tra Mario Riso ed Amref è amore a prima vista, un vero e proprio colpo di fulmine: «Una volta scoperta questa realtà e, successivamente, osservando dall’interno la sua attività – prosegue Riso – ho deciso di cambiare rotta, gettando le basi per un progetto più ambizioso. La dignità delle persone che ho scoperto durante il mio primo viaggio in Africa mi ha fatto rivalutare la mia condizione, comune a molti, di ragazzo privilegiato rendendomi consapevole di ciò che la vita mi aveva regalato».

A questo punto è tutto pronto affinché l’avventura possa partire. Siamo nel 2006 e, di lì a qualche mese, Rezophonic è già una realtà. Grazie alla disponibilità dei molti colleghi-amici di Mario, ben disposti a “donare” alla causa un frammento della propria arte, la propria musica, vede la luce un disco di inediti nel quale spicca il primo singolo estratto: “L’uomo di plastica”, sintesi perfetta dello spirito di fondo che anima Rezophonic.
Un brano accompagnato da un videoclip ideato e realizzato in maniera magistrale che, attraverso una serie di dati eloquenti, ci mette di fronte al problema della carenza idrica in Africa lasciando ben poco spazio all’immaginazione: il 4% delle terre fertili sta scomparendo e, nel 2020, oltre 3 miliardi di persone potrebbero non avere più acqua; per un miliardo di loro lavare, ad esempio, i piatti rappresenta un lusso; per fare una lavatrice o per fare una doccia noi consumiamo, in media, cinquanta litri d’acqua. Ma soprattutto: un essere umano ha bisogno di almeno quaranta litri di acqua al giorno; un italiano ne consuma duecentotredici, un africano solamente dieci. Cifre drammatiche che, all’insegna dello slogan “Ora lo sai”, stridono nettamente con scene in cui, volutamente, è l’eccessivo consumo d’acqua a farla da padrone. Un paradosso studiato proprio per far riflettere; una strategia comunicativa che, grazie al potere delle immagini, veicola in maniera immediata il messaggio divenendo più efficace di ogni discorso.

«Nel video – sottolinea Riso – si sbatte in faccia a tutti quanto la nostra superficialità ci faccia sprecare distrattamente le risorse che la terra offre in gran quantità ma che, per alcuni, sono invece miraggi e fonti di sopravvivenza; spunti di riflessione, questi, fortunatamente colti da moltissime persone». Ormai la strada è spianata e la macchina della solidarietà di Rezophonic è pronta a partire con tutta la sua energia vitale e positività.

Scegliendo di donare ad Amref i ricavi derivanti dalle vendite del disco e, successivamente, gli incassi dei numerosi concerti che dall’estate 2006 inizieranno a riempire piazze, palazzetti e club in giro per l’Italia, da nord a sud, da est ad ovest dello stivale, Mario Riso ha finalmente l’opportunità di concretizzare il suo sogno: contribuire alla costruzione di pozzi d’acqua in Africa.
Una collaborazione, quella tra Amref Italia e Rezophonic, finalizzata soprattutto a sostegno dei progetti idrici in Kajiado, ai confini tra Kenia e Tanzania; una delle regioni più aride dell’Africa orientale. Un’iniziativa che è valsa a Mario Riso il titolo di ambasciatore Amref nel mondo: «un onore e un privilegio», afferma orgoglioso.

Al centro, quindi, nessuna raccolta fondi esplicita ma semplicemente la possibilità e la voglia di far conoscere alle persone un problema apparentemente lontano da noi ma che, in un futuro poi non così lontano, potrebbe riguardarci da vicino più di quanto crediamo; specie se non si comincia ad apprezzare e valorizzare questa fondamentale risorsa naturale.

«Noi parliamo di pozzi d’acqua in Africa – dice Riso – perché vogliamo partire da qualcosa di concreto, che puoi vedere e verificare attraverso le immagini e le storie che il Kajiado ti dà e che ti entrano nel cuore senza abbandonarti mai. Ecco perché non chiedo di aiutarci, di comprare i dischi, né tantomeno utilizzo persone che soffrono per impietosire le platee. È sufficiente limitarsi a dire che, se non si ha la fortuna di poter aiutare gli altri con soldi e tempo, si può almeno evitare di sprecare ciò che abbiamo a disposizione in grandi quantità tutti i giorni. Anche questo è un bel modo di restituire una terra migliore a chi verrà». Concetti che, nella loro semplicità, conquistano e fanno pensare; un messaggio che, alla luce di fatti, funziona eccome. Siamo nel 2013 e, dopo appena sette anni, è possibile già fare un primo bilancio; ed è assolutamente soddisfacente.

Ad oggi, grazie a Rezophonic, si è potuto fare molto per il Kajiado: ultimata la costruzione di ben 140 pozzi d’acqua, di 13 cisterne per la raccolta di acqua piovana e, per non farsi mancare nulla, anche di 3 scuole. Tutto documentato da foto e video dei viaggi effettuati proprio per monitorare quanto di concreto fosse stato realizzato grazie a chi aveva creduto nella bontà dell’iniziativa. Risultati importanti per un’idea lanciata quasi in sordina e cresciuta soprattutto grazie al passaparola. Numeri forse insperati all’inizio e che, invece, tendono ad aumentare di giorno in giorno.

Nel frattempo, sul versante artistico, anche la “grande famiglia musicale” ha dato i propri frutti, sfornando ulteriori successi: un secondo album, intitolato “Nell’acqua” (mai titolo più emblematico), pubblicato nel 2011; un’altra decina di produzioni tra singoli e videoclip, compreso un tributo al grande Sergio Endrigo e alla sua “Ci vuole un fiore”, vero e proprio inno alla natura e antesignano di ogni campagna ambientalista; una lunghissima serie di concerti.

I concerti: il vero punto di forza di Rezophonic; eventi, ogni volta unici e differenti, che hanno visto alternarsi sul palco oltre centocinquanta artisti, trasformando Mario Riso nel leader della prima band italiana a “geometria variabile”. Alcuni nomi: Jovanotti, Negramaro, Caparezza, Roy Paci, Le Vibrazioni, Stef Burns e Maurizio Solieri (chitarristi storici di Vasco Rossi), Bluvertigo, L’Aura, Negrita; solo per citare i più famosi, quelli in grado di attirare le grandi folle ai concerti. Le persone: carburante naturale dell’universo Rezophonic; quelle che possono fare la differenza per la riuscita degli obiettivi.

«Ognuno prova a fare il massimo per la nostra causa limitatamente alle proprie disponibilità –  assicura Mario – in molti però si sono davvero superati, riuscendo ad incastrare impegni che apparentemente impedivano la presenza. Davvero un prezioso supporto che, di fatto, ha infranto ogni barriera geografica e logistica».

Un impegno che ha dato negli anni sempre maggiore credibilità all’iniziativa; tanto che, ormai, Rezophonic è un partner d’eccezione quando si parla di acqua; lo testimoniano i live tenuti in occasione delle ultime edizioni del World Water Day (la giornata mondiale dell’acqua). Grandi vetrine che possono attirare l’attenzione di molta altra gente su quanto di buono ha fatto Rezophonic in questi anni grazie al suo messaggio solidale; in vista di nuove sfide. Perché quanto ottenuto sinora «è solo l’inizio»; parola di Mario Riso. E, visti i risultati, come dargli torto.

Marcello Gelardini

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