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HomeCultura Dopo duemila anni Roma riabilita Ovidio

Revocato l'esilio a Ovidio
Il poeta latino riabilitato
dalla relegatio di Augusto

Voto unanime del Comune di Roma

Iniziativa nel bimillenario della morte

di Marco Assab15 Dicembre 2017
15 Dicembre 2017

«Due crimini mi hanno perduto, un carme e un errore: di questo debbo tacere quale è stata la colpa». Con queste parole misteriose, scritte nel Tristia, Publio Ovidio Nasone accenna al motivo del suo esilio da Roma, vissuto a Tomis (oggi Costanza), un piccolo centro portuale sul mar Nero, nell’attuale Romania. Il poeta latino, originario di Sulmona, cadde in disgrazia presso l’imperatore Augusto intorno all’8 d.C. per ragioni che gli storici non sono mai riusciti a chiarire del tutto, e fu proprio il sovrano a decretarne la relegatio.

Duemila anni dopo il Comune di Roma ha riabilitato il poeta, tra i maggiori degli elegiaci. L’Assemblea Capitolina, nella giornata di ieri, ha infatti approvato all’unanimità la mozione avanzata dalla maggioranza pentastellata per “riparare al grave torto subito” dall’autore delle Metamorfosi, revocando ufficialmente la relegatio voluta da Augusto. Il documento è stato approvato dall’Aula poiché, spiega la mozione, essa rappresenta “idealmente la continuità storica del Senato e del Popolo di Roma” e pertanto si ritiene essere titolata ad esprimersi.

Il provvedimento, che giunge nell’anno in cui si celebra il bimillenario della morte di Ovidio, trae origine da due processi voluti dalla sua città natale, Sulmona, nei quali il poeta è stato assolto da ogni colpa. Il primo processo, nel dicembre del 1967, si svolse davanti ad una corte di insigni latinisti, mentre l’appello, del 2011, venne celebrato di fronte a qualificati giuristi.

Nella mozione firmata dal M5S si evidenzia come tale iniziativa non sia la prima, essendoci un “illustre precedente”: nel 2008, per i 750 anni dalla sua nascita, il Comune di Firenze ha riabilitato ufficialmente Dante Alighieri con la revoca dell’esilio e l’annullamento della sentenza del 27 gennaio 1302 che, mentre infuriava la guerra tra guelfi e ghibellini, condannò il poeta  al bando dalla Toscana per due anni e all’iscrizione dl proprio nome nei registri comunali come falsario.

Un supporto giuridico alla riabilitazione di Ovidio è arrivato anche dal diritto dell’epoca. In base a questo, infatti, la relegatio andava comminata a seguito di un pubblico processo e doveva essere ratificata dal Senato. Al contrario l’imperatore Augusto prese la decisione da solo, senza quindi rispettare le regole. Giustizia è fatta, Sulmona esulta.

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