Il contratto firmato tra il Movimento5Stelle e il sindaco di Roma Virginia Raggi è valido e non è dunque di ostacolo per la sua eleggibilità. È questa la decisione del tribunale civile di Roma, che ha rigettato dunque l’istanza dell’avvocato Venerando Monello, per conto della senatrice Pd Monica Cirinnà.
Il documento contestato riguarda il cosiddetto “Codice di comportamento per i candidati ed eletti del Movimento 5 Stelle”, votato ed approvato dalla Rete grillina a inizio gennaio, che continua a tenere banco. Uno dei punti principali, infatti, prevede una sanzione economica – di 150mila euro – se qualcuno provoca un “danno di immagine” al Movimento; mentre un altro parla di necessaria consulenza con i vertici dei Cinque Stelle sui temi più delicati, a cui dunque saranno obbligati gli amministratori eletti prima di prendere qualsiasi decisione di un certo rilievo. Un’idea – quella del contratto di comportamento – paventata più volte da Grillo anche per il Parlamento, dove però ci sono i limiti di incostituzionalità espressi dall’articolo 67, perché si tratterebbe a tutti gli effetti di un vincolo di mandato, vietato appunto dalla Costituzione.
Il Codice Etico, alle cui votazioni hanno partecipato 40mila iscritti, di cui 37mila favorevoli, parla inoltre della questione degli avvisi di garanzia, ed è proprio su questo punto che si è parlato di un “contratto salva-Raggi”, ma anche di una misura precauzionale per la vicenda delle firme false a Palermo. A differenza del passato, infatti, il documento dice esplicitamente che: “La ricezione, di informazioni di garanzia o di un avviso di conclusione delle indagini non comporta alcuna automatica valutazione di gravità”, quindi un netto cambio di rotta rispetto alle rigidissime posizioni grilline dei primi tempi. In realtà questi accordi pre-elettorali, anche dentro lo stesso Movimento, sono considerati più che altro un’arma deterrente per inchiodare gli eletti alle proprie responsabilità, e additarli come incoerenti e bugiardi se dovessero cambiare gruppo senza dimettersi.
Intanto proprio ieri la consulenza grafica disposta dalla Procura di Palermo ha accertato e confermato la falsificazione di circa 200 firme per sostenere la lista del M5S alle ultime comunali. Inchiesta che ormai da mesi coinvolge vari parlamentari, nazionali e regionali, del Movimento che dunque, oltre che con il proseguo delle indagini, dovranno fare i conti con il nuovo Codice.