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La guerra di carta. Repubblica e Corriere alla ricerca del numero che assegna il primato

di Samantha De Martin10 Settembre 2014
10 Settembre 2014

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Il vizietto dei partiti di spulciare nelle percentuali di ogni dopo elezione affannandosi in cervellotiche elucubrazioni numeriche alla ricerca dello scarto vincente da decantare agli elettori, pare aver colpito anche quei giornali che tanto avevano biasimato questo aspetto tanto divertente quanto singolare della politica all’italiana.
Una guerra di carta si combatte tra i colossi della stampa italiana e vede schierati in prima linea i quotidiani Repubblica e Corriere della Sera, in trincea tutti gli altri, fomentati dalla ricerca di quel dato che vede l’uno o l’altro in vetta alla classifica dei quotidiani più venduti, più diffusi, più letti, insomma più tutto, nelle edicole di tutta Italia. Ogni cifra è un pretesto per vantare il successo, mescolando le carte che osannano il giornale più bello, intrecciando primati in questa staffetta che utilizza i numeri delle vendite in edicola e degli abbonamenti, le visite ai siti online, la distribuzione, quali pretesti per rivendicare una vittoria. Peccato non esista un elemento di riferimento sicuro che consenta a tutte le testate, in base ai numeri ottenuti in quel determinato settore, di collocarsi oggettivamente sul trono della stampa nazionale.
Questo peccato di ubris da numero, all’inseguimento del successo da comunicare affannosamente ai lettori, si palesa quasi ogni mese nei trafiletti dei due maggiori quotidiani Repubblica e Corriere della Sera che fanno a gara nello snocciolare i dati forniti dalle statistiche dell’ADS, la società di certificazione con sede a Milano che si occupa di valutare i dati di tiratura e diffusione forniti dagli editori di quotidiani e periodici pubblicati in Italia.
“Repubblica leader in edicola e nel digitale” aveva annunciato ad agosto il quotidiano, vantando un primato nella vendita di circa 269.136 copie cartacee soltanto nel mese di giugno, “contro le 263.801 del Corriere della Sera”. Strizzando l’occhio al principale concorrente meneghino, Repubblica aveva tirato fuori anche i dati della vendita digitale di copie singole, dove il quotidiano diretto da Ezio Mauro ha sfiorato la media delle 62.572 copie contro le 59.194 del Corriere. Sempre ad agosto il Corriere della Sera aveva puntato sui dati forniti da ADS circa la diffusione annunciando ai suoi lettori che “Il Corriere della Sera si confermava ancora una volta il quotidiano più diffuso in Italia, con una media di 411mila copie giornaliere a giugno”. Si trattava di stime scaturite dalla somma delle copie cartacee e digitali. “Al secondo posto c’è la Repubblica a quota 378mila copie” aveva sghignazzato poi il quotidiano, guardando, con una sorta di spocchioso distacco, gli altri quotidiani che si aggiudicavano il terzo e quarto posto, Il Sole24Ore e la Gazzetta dello Sport.
Sul numero di Repubblica di ieri si leggeva: “La Repubblica si conferma il quotidiano più venduto nelle edicole italiane. L’indagine di settore ADS, relativa a luglio del 2014, assegna al quotidiano diretto da Ezio Mauro 273mila 502 copie (contro le 269mila 687 del più diretto concorrente Corriere della Sera)”.
Peccato che la voce “distribuzione” di molti quotidiani includa anche le centinaia di copie gratuite accatastate nelle scuole, nelle edicole delle stazioni, nelle metropolitane. Per non parlare del fatto che, citando le cifre, non si tenga affatto conto dei quotidiani effettivamente letti dal pubblico. Eppure lo scontro tra titani va avanti, una guerra davanti allo specchio “delle brame” ed alla vanità, talvolta poco obiettiva e spesso un po’ furbetta, dell’editoria italiana.

Samantha De Martin

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