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HomeEsteri “È grazie ai giornalisti che il mondo sa delle violenze in Bielorussia”

"Tutto il mondo ha visto
la violenza in Bielorussia
grazie ai giornalisti"

La legale della Baj, Volha Siakhovic

sulla libertà di stampa in Bielorussia

di Luca Sebastiani05 Marzo 2021
05 Marzo 2021

In Bielorussia tra gli obiettivi principali della repressione di Lukashenko sono presenti i giornalisti. Molti membri dell’Associazione Bielorussia dei Giornalisti (Baj) sono stati fermati e le loro case perquisite. Lumsanews ha contattato una legale dell’organizzazione, Volha Siakhovic.

Qual è la situazione nelle carceri bielorusse? Ci sono molte segnalazioni di torture e brutalità commesse.

“La nostra organizzazione non si occupa direttamente di questi problemi. In generale, posso dire che adesso non ci sono casi di tortura così eclatanti, come invece è avvenuto subito dopo le elezioni, ma il trattamento brutale persiste. I giornalisti che hanno scontato brevi pene detentive (arresti amministrativi) raccontano di trattamenti degradanti e dure condizioni di detenzione, in particolare temperature molto basse, mancanza di acqua calda, celle affollate e altro.”

I giornalisti sono sotto attacco in Bielorussia. Anche tra i vostri membri sono arrivate condanne, arresti e perquisizioni. Quanti giornalisti sono coinvolti? Perché Lukashenko ha paura dei giornalisti?

“Le autorità non vogliono che vengano diffuse informazioni veritiere sugli eventi nel paese, riportati dai media indipendenti, perché li pone in cattiva luce. È grazie all’eroico lavoro dei giornalisti, che i bielorussi e il mondo intero hanno imparato a conoscere la violenza contro i manifestanti pacifici dopo le elezioni. I media indipendenti in Bielorussia godono di grande influenza e sostegno nella società.”

La libertà di espressione è ancora garantita in Bielorussia?

“No, non lo è. La libertà di stampa non è mai stata facile in Bielorussia. “Reporter senza frontiere”, nel 2020, ha classificato il paese al 153° posto su 180 nell’indice mondiale della libertà di stampa. Negli ultimi anni, il quadro giuridico per i media, specialmente su Internet, è diventato sempre più rigoroso. I media hanno seguito le elezioni presidenziali del 2020, ma la loro libertà si è drammaticamente deteriorata poiché le autorità hanno lanciato una violenta repressione contro i giornalisti indipendenti per impedire loro di riferire sulle proteste legate alle elezioni. E ora gli attivisti per i diritti umani parlano di “default” legale, quando le leggi non funzionano affatto. Ciò è particolarmente vero per i diritti dei giornalisti.”

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