Il primo ministro slovacco Robert Fico ha annunciato le sue dimissioni, dopo lo scandalo che ha travolto il governo in seguito all’assassinio del giornalista investigativo Jan Kuciak. Il premier della Slovacchia ha però chiesto al presidente Andrej Kiska di concedere al partito socialista-populista Smer il diritto di nominare un suo successore e quindi di non indire elezioni anticipate, rispettando il risultato delle politiche del 2016.
Il passo indietro di Fico è stato concordato con i leader alleati del partito della minoranza ungherese e del partito ultranazionalista slovacco e arriva dopo le dimissioni del suo braccio destro e ministro dell’Interno Robert Kalinak, di altre esponenti delle istituzioni e del ministro della Cultura Marek Madaric.
Negli ultimi giorni migliaia di persone hanno protestato nelle strade di Bratislava e di altre città slovacche per chiedere proprio le dimissioni del governo e del premier, accusato dall’inchiesta di Kuciak di avere legami oscuri con la ‘ndrangheta. Fico ha denunciato una campagna mediatica mirata a screditare il Paese e a farlo apparire come “il buco nero dell’Europa”.
Sul fronte delle indagini, dopo che lo scorso primo marzo erano stati fermati e dopo due giorni rilasciati sette italiani – alcuni appartenenti alla famiglia calabrese Vadalà – ieri uno di loro, Antonino Vadalà, è stato arrestato su mandato della procura di Venezia per traffico internazionale di stupefacenti, riciclaggio e mafia.
Intanto sempre ieri, durante l’assemblea plenaria a Strasburgo, gli eurodeputati hanno dichiarato che l’assassinio del giornalista investigativo “non è solo un attacco alla Slovacchia ma all’Europa intera”. L’Aula di Strasburgo ha anche chiesto una commissione di inchiesta “imparziale e trasparente” sull’omicidio. I deputati hanno discusso inoltre le rivelazioni contenute nell’ultimo articolo di Kuciak, pubblicato postumo, sul presunto uso improprio dei fondi dell’Ue in Slovacchia e sui legami tra gruppi della criminalità organizzata e politici slovacchi.