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Renzi, un’ora con i sindacati per l’accordo: «Sono soddisfatto»

di Domenico Cappelleri07 Ottobre 2014
07 Ottobre 2014

 

Renzi, cambiare diritto lavoro, basta apartheid

Prove di intesa tra Renzi e i sindacati per la modifica dell’articolo 18 che tutela i diritti dei lavoratori. Stamane a palazzo Chigi, il presidente del Consiglio ha incontrato i leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl e sembra aver trovato un accordo, sbrogliando uno dei nodi della discordia: Nella nuova norma resterà inalterata la possibilità di essere reintegrati nel posto di lavoro in caso di licenziamenti discriminatori e disciplinari «ma previa la specifica della fattispecie». Il leader Pd si dice soddisfatto dell’incontro durato un’ora, e ha dichiarato di aver trovato «sorprendenti punti di intesa» con le sigle sindacali.

Le modifiche. Nello specifico il Governo col nuovo Jobs act, mira a ridurre le forme contrattuali: negli ultimi giorni l’esecutivo ha discusso sulla possibile adozione del modello Fiat con l’alleggerimento degli accordi nazionali per lasciare più spazio alle negoziazioni aziendali. Nell’emendamento ci sarà anche una norma per regolare la rappresentanza sindacale. Renzi ha deciso inoltre di includere alcuni emendamenti presentati dalla minoranza Pd, definiti dal Premier «condivisibili». Tale decisione sembra avere l’obiettivo di placare gli animi all’interno del partito e scongiurare ogni rischio di scissione.

Questione di fiducia. «Il paese ha bisogno di un clima di fiducia» così Renzi ha esordito nell’incontro di palazzo Chigi, fiducia che verrà chiesta anche nei prossimi giorni in Senato con l’accordo dei sindacati in tasca e il benestare di tutto (o parte) del Pd. Nei giorni precedenti, Stefano Fassina si era appellato al Colle, definendo «un grave errore politico e un segno di debolezza del Governo» la richiesta della fiducia. Sulla stessa scia Gianni Cuperlo, che aveva parlato di «fiducia in pericolo» qualora non si fosse tenuto conto di tutti gli emendamenti presentati. Molto critiche anche le altre voci della minoranza Pd. Da Cesare Damiano, a Francesco Boccia, a Pippo Civati, che ha parlato di un «esautoramento delle Camere e un segno di debolezza».

Stabilità e ammortizzatori. L’incontro di oggi è stato anche l’occasione per illustrare le scelte del Governo per la prossima legge di Stabilità. Nel suo intervento, il presidente del Consiglio ha confermato l’intenzione di prevedere lo stanziamento di un miliardo e mezzo per i nuovi ammortizzatori sociali e di destinare un miliardo di euro alla scuola. Il taglio alla tassazione sul lavoro costerà invece due miliardi di euro. Confermata inoltre la stabilizzazione del bonus da 80 euro, che «diventerà strutturale dal prossimo anno».

Domenico Cappelleri

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