Via libera dell’Aula della Camera all’Italicum, che passa con 334 voti favorevoli e 61 contrari. E’ l’ok definitivo: l’Italicum diventa legge, sostituendo il Porcellum, dopo le tre votazioni di fiducia che hanno aperto la strada al via libera definitivo. Al voto, a scrutinio segreto, non hanno preso parte le opposizioni: Fi, M5S, Lega Nord, FdI e Sel hanno abbandonato l’Aula in segno di protesta. A Montecitorio i presenti sono stati 399, con votanti 395, astenuti 4, mentre la maggioranza richiesta era di 198. Poco prima del voto la presidente di Montecitorio, Laura Boldrini, aveva detto sì alla richiesta di voto segreto di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia.”Impegno mantenuto, promessa rispettata. L’Italia ha bisogno di chi non dice sempre no. Avanti, con umiltà e coraggio. È #lavoltabuona”. Lo scrive su Twitter il premier Matteo Renzi dopo il via libera della Camera.
L’Italicum diventa quindi legge senza il voto delle opposizioni che hanno scelto l’Aventino. Un applauso di pochi secondi partito dai banchi del Pd ha salutato l’approvazione della legge elettorale da parte della Camera. I deputati sono quindi defluiti dall’Aula con molti tra quelli della maggioranza che sono andati a baciare il ministro per le riforme Maria Elena Boschi, a partire dai ministri Angelino Alfano e Roberta Pinotti e diversi sottosegretari.
Oltre ai 60 voti contrari (i no sono stati 61 ma 1 è Saverio Romano di Fi), espressi nelle fila della maggioranza, nel Pd, a quanto emerge dai tabulati, alcuni esponenti hanno deciso di astenersi e altri della minoranza non hanno partecipato al voto. Si sono astenuti Marilena Fabbri, che era scoppiata in lacrime dopo aver votato la fiducia, Antonella Incerti e Donata Lenzi. Non hanno invece partecipato al voto i due prodiani Sandra Zampa e Franco Monaco e i bersaniani Michela Marzano, Giacomo Portas, Davide Zoggia.
Restano comunque forti i dissidi nel Pd, la cui minoranza ha votato contro l’Italicum. «Il dissenso è stato abbastanza ampio. Ora cosa fatta capo A… ma il dato politico sia sull’approvazione della legge sia sulle dimensioni del dissenso è non poco rilevante», ha commentato a caldo Pier Luigi Bersani. «Se 38 sfidano non votando la fiducia vuol dire che il dissenso è molto maggiore. Ma non sono i numeri ad interessarmi, il fatto è che si è approvata la legge elettorale con meno della maggioranza. Questo è il punto politico ed è quello che ho sempre detto a Renzi dall’inizio», ha detto Roberto Speranza. «Il voto di oggi dimostra che se la minoranza Pd si mette di traverso, senza Scelta Civica la maggioranza alla Camera non c’è. È un dato politico di assoluta rilevanza in vista dei futuri interventi di politica economica e di rinnovamento della nostra Pubblica Amministrazione», si legge in una nota di Scelta Civica.
«I primi giorni in Europa mi guardavano con la faccia di chi diceva avanti un altro: ‘vediamo a chi tocca, ne abbiamo visti tanti…’. La credibilità dell’Italia è centrale. Grazie a questa legge elettorale le cose cambieranno davvero: uno farà il presidente del Consiglio per 5 anni, magari 10 per poi andare a casa. Ma in quei cinque anni ci sta e ha una strategia», ha aggiunto.
«Stiamo rimettendo il paese nella carreggiata della normalità della pubblica amministrazione e istituzionale», ha sottolineato ancora. «Il Paese ha dimostrato una qualità strepitosa: a fronte di instabilità politica e continui cambiamenti in corso d’opera è riuscito a crescere, con alcune imprese anche con percentuali superiori a quelle di altri Paesi».
(Agenzie)