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Riforma del Senato arenata sull’immunità. Renzi tuona: “Sbloccare l’impasse”

di Mario Di Ciommo23 Giugno 2014
23 Giugno 2014

matteo-renziIl nuovo Senato concede l’immunità parlamentare a tutti i suoi componenti? È quanto prevede l’emendamento dei relatori Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli al testo base predisposto dal governo sulla riforma del Senato e del titolo V. Ed è proprio su questo punto che una delle riforme più importanti del governo Renzi si è bloccata.

A quasi tutte le forze politiche (escluso il Nuovo Centro Destra) non è andata giù la (ri)apparizione della guarentigia, non pervenuta nel testo iniziale della riforma e poi magicamente rientrata dalla finestra, pronta per essere approvata. L’immunità è prevista per la Camera dei deputati ma non doveva estendersi al Senato, sul quale incombono pesanti cambiamenti, tra i quali il taglio dei propri membri, che dovrebbero scendere a cento unità rispetto agli attuali 315 componenti.

“Il governo aveva fatto una scelta opposta, perché si sarebbe creata una distinzione tra i consiglieri regionali e i sindaci che sono senatori e tutti gli altri” ha dichiarato Maria Elena Boschi, ministro per le riforme costituzionali che ha poi aggiunto: “Sul punto si può discutere, ma non è centrale”. Dello stesso parere sembra essere il capo del governo Matteo Renzi, che punta ad una rapida soluzione: “Se l’immunità diventa un problema la si toglie. Ciò che interessa è mandare in porto una riforma così importante nei tempi stabiliti, basta chiacchiere e lungaggini”. La sensazione che si respira nel Pd è che ci sia una forte spinta allo sblocco di una riforma portante del governo ma che allo stesso tempo ci sia una mancanza di condanna effettiva per il provvedimento che nessuno vuole ma che, qualora passasse, non rappresenterebbe poi questo gran problema etico.

“Sembra incredibile ma a distanza di 10 anni il padre del Porcellum Calderoli, colui che ideò la legge elettorale più incostituzionale della nostra storia, mette a segno un altro colpo da brividi: l’immunità parlamentare per sindaci e consiglieri regionali che siederanno in Senato” attacca Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera appartenente al Movimento 5 Stelle.

A rispondere ai grillini ci pensa lo stesso Calderoli, che difende il proprio provvedimento: “Il nuovo Senato non sarà un dopolavoro per i sindaci. I due rami del parlamento avranno poteri diversi, ma entrambi con poteri veri”.

Nel dibattito c’è anche spazio per Forza Italia, da molti additato come il partito dal quale è partita la spinta per il ritorno in auge dell’immunità. “Forza Italia non c’entra con l’immunità. E io non ne ho mai parlato. È una norma messa dai due relatori Calderoli e Finocchiaro, senza dire niente a nessuno. Negli incontri con la Boschi non era mai stata paventata questa possibilità” ha detto Paolo Romani, capogruppo dei senatori azzurri.

A mettere chiarezza però potrebbe pensarci una forza extrapolitica. I tecnici del Senato infatti sarebbero dubbiosi sull’effettiva costituzionalità dell’immunità. “L’assetto costituzionale risultante – secondo quanto scritto nel dossier sulle riforme depositato dall’ufficio studi di Palazzo Madama – sul punto si risolve in una sostanziale equiparazione del trattamento normativo previsto per i senatori a quello previsto per i consiglieri regionali” che oggi non hanno immunità.

Il tutto in un clima da sprint finale con il premier Renzi che vuole chiudere, ed in fretta, la partita del Senato, con o senza immunità.

 

Mario Di Ciommo

 

 

 

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