È una tavola imbandita di battute al veleno tra il premier Matteo Renzi e la Cancelliera tedesca Angela Merkel quella che ha ospitato la cena tra i 28 capi di Stato e di governo nella cittadina belga di Ypres in occasione del il vertice Ue. Nel corso dell’incontro in cui si è svolta la prima sessione del Consiglio europeo, incentrata sul documento Van Rompuy con le priorità politiche dell’Unione nei prossimi anni, ci sarebbe stata un’accesa discussione tra il leader italiano e la rappresentante tedesca. “Cara Angela – avrebbe puntualizzato il premier stando a fonti europee – noi rispettiamo e rispetteremo il Patto: non faremo come fece la Germania nel 2003”, e cioè quando fu Berlino a non rispettare i parametri di deficit europei, chiedendo e ottenendo uno sforamento del 3%. Una frizione emersa intorno alla possibilità di eliminare il cofinanziamento dei fondi Ue da parte del Paese che li riceve e il pagamento della Pubblica amministrazione nel Patto di stabilità. Una puntualizzazione, quella di Renzi, che sarebbe seguita alle parole della Cancelliera (“Abbiamo già concesso molto, dovete accontentarvi, non possiamo essere più espliciti”) e che il premier lega al programma dei 1.000 mille giorni lanciato martedi in Parlamento: avere tempo per cambiare il Paese, tagliando il debito previsto dal Fiscal Compact, e pagare i debiti della Pubblica amministrazione senza imbattersi nelle ire di Bruxelles. Una frattura, quella verificatasi tra i due leader, ricomposta al termine della cena quando il premier e la Cancelliera hanno dato il via libera alla riunione degli sherpa (i funzionari che preparano gli incontri internazionali tra capi di stato o di governo e che stilano le bozze delle conclusioni ndr) per esplicitare in modo più chiaro una maggiore flessibilità del testo di Van Rompuy. Dopo la lunga notte di trattative è giunta, infatti, una nuova versione dell’agenda del presidente uscente, con la necessità di fare un “miglior uso” della flessibilità insita nelle regole comunitarie, per conciliare la disciplina dei conti pubblici nazionali con le esigenze della crescita e della creazione di posti di lavoro.
Le linee guida del summit, inaugurato ieri mattina, sono state riassunte bene dalla Reuters: “I leader uniti per commemorare la Grande Guerra prima della battaglia su Junker”. I 28, infatti, riuniti nelle Fiandre, oltre a stringersi intorno agli uscenti Van Rompuy e Barroso, e ascoltare il silenzio che dal 1928 viene suonato ogni giorno in ricordo delle 700mila vittime delle battaglie di Ypres, cento anni fa, hanno parlato del futuro dell’Unione in vista della probabile nomina del popolare lussemburghese Jean Claude Junker a presidente della Commissione Ue, in programma oggi.
Se Cameron ha bombardato Junker, considerando la sua nomina un “errore”, Renzi ha dato il via libera, a patto che ci sia “Un documento chiaro su dove vuole andare l’Europa”.
I socialisti europei hanno dato l’ok a Roma che vedrà molto probabilmente un italiano alla vicepresidenza della Commissione e al ministero degli Esteri. Tra i favoriti resta Federica Mogherini, nonostante al summit abbia fatto capolino anche il nome di Massimo D’Alema. Sarebbe, invece, già tramontata l’ipotesi di Enrico Letta per la presidenza del consiglio europeo.
Intanto stamattina l’Ue ha firmato gli accordi associazione con Ucraina, Georgia, Moldova, i tre paesi nati dalla frantumazione dell’ Unione sovietica. “Questo è un grande giorno per l’ Europa” è stato il commento del presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy.
A poche ore dall’incontro bilaterale svoltosi sempre questa mattina tra Angela Merkel e il premier Renzi, svoltosi in un clima disteso, l’Italia porta a casa un risultato positivo allentando la cinghia del austerity stretta finora dalla Germania.
Samantha De Martin