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Renzi: “Italia avanti con Mare nostrum”. Ma all’Europa chiede un maggiore impegno

di Roberto Maria Rotunno04 Ottobre 2014
04 Ottobre 2014

Renzi-Internazionale-FerraraMare nostrum non sarà ritirata. Almeno fino a quando l’Europa non prenderà un impegno uguale o superiore all’operazione italiana. Matteo Renzi ha voluto fugare ogni dubbio: anche dopo l’avvio di Frontex plus, operazione europea di pattugliamento delle acque territoriali, l’Italia non richiamerà la Marina Militare dalla ronda umanitaria nel Mediterraneo. Il premier, intervenuto al festival di Internazionale a Ferrara, ha chiarito una questione che va avanti da settimane. Era stato lo stesso ministro degli Interni Angelino Alfano, alcuni giorni fa, ad annunciare il ritiro di Mare nostrum previsto per novembre. Una decisione molto criticata per una semplice ragione: Frontex plus si limiterà a svolgere funzione di controllo sulle acque territoriali mentre Mare nostrum eseguiva salvataggi spingendosi fino alle coste africane. “Il Mediterraneo è un cimitero o un luogo dove si costruisce la pace?”, ha chiosato il premier, ribadendo che “non si va da nessuna parte se non si risolve la situazione in Libia”.

Sui diritti, non solo quelli dei migranti, è stato interpellato il premier da tre giornalisti stranieri intervenuti a Ferrara. Terreno non facile per Renzi: le tre autorevoli firme internazionali sono state tutt’altro che indulgenti e il pubblico del festival di Internazionale è molto esigente. L’avvio è stato complicato: una serie di fischi e contestazioni, tra le quali quella che rimproverava al governo di aver dimenticato i diritti delle minoranze sessuali. Ma il premier ha rassicurato: è nell’agenda del Parlamento un intervento in favore della civil partnership alla tedesca. Così come uno “ius soli” americano con qualche correttivo: i ragazzi che in Italia sono nati e hanno frequentato almeno un ciclo di studi otterranno la cittadinanza.

Non prima, però, dell’importante percorso delle riforme costituzionali. Secondo Renzi, infatti, la legge elettorale e il superamento del bicameralismo perfetto, afferendo alla sfera dei diritti politici, sono i “primi diritti civili” ai quali dedicarsi. Ma qui gli occhi attenti dei tre giornalisti non potevano farsi sfuggire un particolare. Quale sarà il prezzo dell’appoggio di Berlusconi alle riforme? Nessuno, secondo Matteo Renzi. “Le regole del gioco – ha spiegato per l’ennesima volta il premier – vanno scritte anche con l’opposizione”. Anche quando l’opposizione è guidata da un condannato in via definitiva, incompatibile con la carica di senatore e in affidamento ai servizi sociali. “Il patto del Nazareno? – ha proseguito Renzi – Nulla di segreto. Si tratta di un accordo sulle riforme. Nessuna intesa circa i temi della giustizia o sui tagli alla Rai”.

Il pubblico è con il premier. I fischi e le contestazioni si fanno, in alcuni momenti, sonori e insistenti ma gli applausi compensano abbondantemente le urla dei detrattori. Specialmente quando Renzi tira l’ennesima stoccata ai sindacati. “Assieme ai partiti politici – ha affermato – sono gli unici ai quali non si applica l’articolo 18. Anche loro devono cambiare”. Il giovane presidente del consiglio non si tira indietro di fronte a nulla e spiega che martedì li incontrerà, utilizzando il consueto guanto di sfida: “Dicono che non voglio incontrarli? Non è così. Se vogliono vedermi per parlare di riforma delle rappresentanze sindacali e del mercato del lavoro, sono a disposizione”.

Sono già le otto quando Matteo Renzi stringe le mani degli intervistatori, non lesina sorrisi compiaciuti e ammicca un’ultima volta alla piazza. Il dinamismo del premier, ancora una volta, non si è arreso di fronte alle contestazioni, a dir la verità, blande. “Rispondo col sorriso”, aveva detto Renzi in apertura di serata con un sottofondo di fischi intervallato da qualche “buffone, buffone”. Ma ora gli tocca lavorare e mettere da parte slogan e battute per dare risposte concrete a chi non si accontenta di un centrosinistra al 41 per cento, ma chiede interventi per la crescita e i diritti. Mancano poco meno di mille giorni, secondo l’agenda del premier. La pazienza di molti italiani potrebbe durare meno.

Roberto Rotunno

 

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