È durato un’ora e 45 minuti l’incontro tenutosi ieri, a palazzo Chigi, tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Questi si è presentato poco dopo le 17 in compagnia di Gianni Letta. Presenti all’incontro anche Denis Verdini e il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini.
Durante il faccia a faccia si è discusso degli obiettivi futuri del Governo, a cominciare dalla legge elettorale e dalle riforme costituzionali. Stando alle parole di Guerini, si è trattato di “un incontro positivo”, in cui si “è convenuto sulla necessità di accelerare sulla riforma della legge elettorale” (Renzi e Berlusconi avrebbero concordato la calendarizzazione dell’Italicum in tempi brevi in Commissione al Senato), ed è stato “confermato il percorso sulle riforme”, specie nell’ambito della giustizia e del mercato del lavoro.
Forza Italia dalla parte del Governo. Berlusconi si è detto disponibile a collaborare con l’esecutivo, a patto che Renzi non aumenti le tasse e mantenga un atteggiamento chiaro. “Non si è assolutamente parlato di elezioni anticipate – ha dichiarato Guerini – l’orizzonte è quello della legislatura”. Allo stesso modo, non si è parlato delle nomine alla Consulta e al Consiglio superiore della magistratura “se non nei termini in cui si è espresso il capo dello Stato”. L’incontro non avrebbe dunque prodotto nuovi nomi per la Corte Costituzionale. Su questi “si sono già pronunciati i gruppi parlamentari e a quel pronunciamento noi rimaniamo”, ha riferito ancora Guerini. Resta ancora in piedi il patto Pd-FI a favore di Luciano Violante e Donato Bruno, nonostante la nuova fumata nera di ieri sera.
Quella cena voluta da D’Alema. Se da Forza Italia, al momento, arrivano segnali positivi, tutt’altra aria si respira all’interno della minoranza del Partito Democratico. Lo conferma una cena organizzata lunedì scorso da Massimo D’Alema, alla quale avrebbero partecipato quasi tutti i componenti dell’aria minoritaria del Pd, tra cui il capogruppo alla Camera dei deputati Roberto Speranza e i neo-componenti della segreteria, Enzo Amendola e Micaela Campana. La cena, che è apparsa come una sorta di congiura a danno di Renzi, sembrerebbe dovuta al risentimento che D’Alema nutre nei confronti del premier. “A me (secondo la ricostruzione del Corriere della Sera, ndr) aveva detto determinate cose, sia sulla composizione del governo che sulla nomina europea dell’Alto rappresentante e poi non ha tenuto fede alla parola data – ha detto D’Alema agli invitati – prima o poi qualcuno dovrà raccontare le bugie che dice quello lì”.
Tra i temi affrontati a tavola, l’articolo 18, la legge elettorale (“Ci vogliono le preferenze e su quello bisognerà incalzare il premier. E poi le soglie. Sono troppo alte, così non vanno bene”, si è detto), nonché la presidenza della Repubblica, per anticipare le mosse di Renzi sulla nomina del successore di Giorgio Napolitano. Si crede che il premier possa decidere di nominare una donna.
Alessandra Aurilia