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HomePolitica Regione Lazio: Zingaretti proclamato, ma rischia lo sgambetto

Lazio, Zingaretti insediato
ma senza maggioranza
rischia nuove elezioni

Meloni-Salvini pronti a sfiducia

Pirozzi: "Tornare subito al voto"

di Valerio Cassetta20 Marzo 2018
20 Marzo 2018

Il secondo mandato di Nicola Zingaretti alla guida della Regione Lazio è iniziato ieri con l’atto ufficiale della Corte d’Appello che lo proclama governatore, ma rischia di trovarsi di fronte a un ostacolo di enormi proporzioni. Il conto alla rovescia per la presentazione della giunta è partito. Secondo lo Statuto sarebbero 10 i giorni previsti, ma già lunedì o martedì prossimo Zingaretti potrebbe presentare la sua squadra. Tra le vicende della giunta si incrociano quelle del Consiglio, che potrebbe riunirsi in prima seduta nelle stesse date. Alla Regione Lazio il centrosinistra non controlla la maggioranza dei seggi – 25 (24 i consiglieri di maggioranza più il presidente stesso) a 26 dell’opposizione – ed è per questo che già nei prossimi giorni è previsto che Zingaretti e i suoi intraprendano un dialogo alla ricerca di possibili convergenze programmatiche.

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, e Matteo Salvini della Lega hanno proposto di bloccare sul nascere la XI legislatura della Regione Lazio: “Invito – ha detto Salvini – tutta l’opposizione alla coerenza. Come Lega siamo pronti alle dimissioni o a presentare e votare la sfiducia”. Meloni ha annunciato invece che “il primo atto del gruppo FdI sarà presentare la mozione di sfiducia. Il testo verrà sottoposto prima alla condivisione di tutta la coalizione di centrodestra e successivamente al resto dell’opposizione”.

Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice e già candidato indipendente, dalla sua pagina Facebook avvisa: “Matteo Salvini ha dichiarato apertamente e pubblicamente che appoggia la mia proposta di dimissioni in blocco di tutti i consiglieri regionali per non far partire una legislatura nata già morta. Giorgia Meloni sostiene che Zingaretti va sfiduciato immediatamente in aula”. Pirozzi ha poi aggiunto: “Due leader nazionali che sposano quello che dico da tempo: bisogna tornare subito al voto per dare un governo stabile ai cittadini de Lazio. Aspettiamo Luigi Di Maio e Silvio Berlusconi”.

Da parte del M5s però la linea resta la stessa dettata giorni fa dalla futura capogruppo Roberta Lombardi: “Il voto dei cittadini deve essere rispettato – aveva detto – e laddove Zingaretti si mostrerà ancora una volta incapace di governare nell’interesse dei cittadini saremo i primi a chiederne le dimissioni”. Stefano Parisi, già candidato unitario del centrodestra, chiosa: “Sfiducia? Iniziativa coerente” ma “se cadrà, Zingaretti cadrà sui temi, sui contenuti e non per qualche alchimia di palazzo. Se Zingaretti accetterà le nostre proposte non faremo opposizione sterile ma costruttiva. In caso contrario sottoporremo ai consiglieri la mozione di sfiducia per tornare presto al voto”.

Le opposizioni sono consapevoli del loro peso e già alla seduta inaugurale potrebbe arrivare il primo tentativo di ‘spallata’: si dovrà eleggere il presidente dell’Aula, e l’uscente Daniele Leodori (Pd) sarebbe un papabile per il bis, ma c’è chi sarebbe favorevole a imporre con la forza dei numeri un presidente di opposizione.

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