E’ ormai altissima la tensione in Catalogna a soli tre giorni dal referendum per l’indipendenza, in programma domenica 1 ottobre. Il premier spagnolo Mariano Rajoy, che ha definito la consultazione illegale, è pronto a ricorrere ad ogni mezzo per impedirla. Per questo motivo ha deciso di inviare nella regione, da ogni parte della Spagna, migliaia di agenti di Policia Nacional e Guardia Civil.
La procura spagnola, dopo aver ordinato, nei giorni scorsi, perquisizioni e sequestri, oltre all’arresto di diversi funzionari della Generalitat (il governo catalano), ha anche preteso che i Mossos d’Esquadra, ovvero la polizia catalana, recinti i seggi e li sigilli, oltre ad allontanare chi vi si dovesse trovare dentro e a sequestrare urne, schede e computer in modo da impedire a chiunque di votare, anche in strada, nel raggio di 100 metri. L’Alta corte catalana ha ordinato anche la chiusura di 140 siti web che supportavano il referendum. Tra le pagine bloccate c’è anche il sito dell’Assemblea nazionale catalana.
Barcellona continua a garantire che si voterà e prevede che centinaia di migliaia di persone si recheranno in ogni caso ai seggi. Non è invece ancora chiaro come si comporteranno i 17 mila Mossos, che dipendono dal governo catalano ma sono anche agli ordini della Procura. Il loro capo, Josep Lluis Trapero, ha obiettato che gli ordini della Procura potrebbero causare rischi per la sicurezza dei cittadini e problemi di ordine pubblico. Se non dovessero essere i Mossos ad intervenire, probabilmente entreranno in azione gli agenti spagnoli. Questo però rischia di creare forti tensioni tra i due diversi corpi di polizia. Il clima è così teso che il premier Mariano Rajoy ha deciso di non partecipare al vertice informale dell’Unione europea sul digitale, in programma oggi e domani a Tallinn, in Estonia.