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HomePolitica Referendum: cannabis e giustizia al vaglio della Corte Costituzionale

Cannabis e giustizia
Oggi la decisione
della Consulta sui quesiti

Ieri il no della Corte Costituzionale

al referendum sull'eutanasia

di Thomas Tomassini16 Febbraio 2022
16 Febbraio 2022

(D-S) Marco Perduca, presidente del comitato referendum cannabis e membro dellAssociazione Luca Coscioni, il presidente di Pi Europa, Riccardo Magi, Antonella Soldo, coordinatrice dellassociazione promotrice referendum, Meglio Legale, allesterno della Corte Costituzionale dove i giudici esaminano i quesiti referendari a Roma, 16 febbraio 2022. ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

La Corte Costituzionale deve decidere oggi sull’ammissione del quesito referendario relativo alla depenalizzazione della coltivazione della cannabis per uso personale. Ieri è stato bocciato il quesito relativo all’eutanasia.

Il quesito su cui oggi dovrà decidere la Consulta propone di depenalizzare la coltivazione della cannabis, a patto che questa non sia usata a fini di spaccio. La proposta è stata sostenuta dall’Associazione Coscioni, dai Radicali e da Meglio legale. Inoltre, prevede la depenalizzare del reato eliminando il carcere. L’unica eccezione riguarda l’associazione finalizzata a traffico illecito. Se il referendum venisse approvato dalla Corte e votato dai cittadini, si potrebbe coltivare liberamente la cannabis. Il testo include anche un intervento sulle sanzioni amministrative previste, eliminando la sospensione della patente per chi è accusato di una qualsiasi condotta riconducibile all’uso della sostanza. 

Sempre oggi la Corte Costituzionale valuterà l’ammissibilità dei quesiti relativi alla giustizia, promossi dalla Lega, radicali e nove consigli regionali. Uno di questi propone la “separazione della carriere” tra giudici e pm. C’è anche la questione della responsabilità civile dei giudici, ovvero in caso di errore, il giudice dovrebbe risarcire il danneggiato senza avere il supporto dello Stato. A ciò si aggiunge l’abolizione della “legge Severino”, cioè l’eliminazione delle norme che impediscono la partecipazione alle competizioni elettorali di chi sia stato condannato in via definitiva per mafia, terrorismo, corruzione e altri reati gravi.

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