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HomePolitica Referendum autonomia, Zaia vuole lo statuto speciale: è scontro con Maroni

Referendum autonomia
Zaia vuole statuto speciale
È scontro con Maroni

Il presidente della Lombardia deluso

dal cambio di rotta del collega veneto

di Salvatore Tropea24 Ottobre 2017
24 Ottobre 2017

Il presidente Luca Zaia durante la conferenza stampa dello spoglio del referendum per l'autonomia del Veneto

Dopo il referendum consultivo in Veneto e Lombardia sull’autonomia delle due regioni, si delineano le prime prospettive sui possibili scenari, ma non mancano le polemiche e gli scontri politici, anche tra i due protagonisti Maroni e Zaia.

Intanto, sulle trattative che le regioni dovranno iniziare con il Governo, il presidente della Lombardia Maroni ha fatto sapere di essere pronto a battersi su tutte le 23 materie che possono essere trasferite sotto i poteri della Regione in base agli articoli 116 e 117 della Costituzione. In particolare, venti di queste sono concorrenti tra Stato e Regione, mentre altre tre sono di competenza esclusiva dello Stato, ma le regioni possono chiedere ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia.

Il governatore della Lombardia, in un’intervista a Repubblica, non ha però nascosto il suo disappunto per la scelta di Zaia di chiedere lo statuto speciale. Decisione «presa a mia insaputa» ha detto Maroni, che ha sottolineato come il quesito referendario facesse esplicito riferimento all’articolo 116 della Costituzione, ma non avanzava la proposta di una vera e propria modifica per rientrare tra le regioni a statuto speciale.

Zaia, però, sembra aver scavalcato anche il leader della Lega Nord Matteo Salvini, neanche lui informato dell’intenzioni di chiedere non una maggiore autonomia veneta, ma direttamente lo statuto speciale. «Ci sono due milioni e mezzo di veneti – ha detto Salvini a Radio Anch’io – che hanno dato mandato per trattare l’autonomia. Poi, su quanta autonomia deve esserci – ha specificato – si discuterà da persone serie». La proposta di Zaia, inoltre, è stata subito rigettata dal sottosegretario agli Affari Regionali Gianclaudio Bressa, che l’ha definita «irricevibile», poiché necessiterebbe di una modificare la Costituzione, risultando quindi una «competenza esclusiva del Parlamento».

La possibilità di ottenere lo statuto speciale, infatti, seppur non contenuta nella domanda posta al referendum, resta comunque una richiesta legittima sulla base del secondo comma dell’articolo 121, che consente ad una Regione di presentare un disegno di legge statale che può riguardare anche una revisione costituzionale.

Intanto sulla scia di Veneto e Lombardia, in futuro anche altre regioni potrebbero pensare di richiedere più poteri, come ha annunciato in un’intervista a La Stampa il governatore della Puglia Michele Emiliano, che ha invocato più competenze e più budget, ma ha poi precisato, sul tema fiscale, che «il meccanismo di ripartizione delle tasse tra lo Stato e le regioni non si tocca».

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