Il decreto “Cura Italia” è nato dopo ore e ore di polemiche nel governo e, appena entrato in vigore, ne ha scatenate altre tra i lavoratori. Secondo i retroscena di ieri Italia Viva sarebbe arrivata più volte allo scontro con il ministro dell’Economia, il dem Roberto Gualtieri, sulle poche tutele a partite Iva e autonomi. E proprio questo il punto, all’indomani della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, su cui si concentra la discussione: se i professionisti beneficiano o no degli aiuti contenuti nel decreto.
La risposta è sì, ma in modo diverso dagli autonomi. Ma andiamo in ordine. L’articolo 26 del decreto “Cura Italia” stabilisce un bonus da 600 euro (solo per il mese di marzo) per co.co.co. e partite Iva iscritte alla gestione separata dell’Inps, escludendo quindi tutti i lavoratori autonomi che invece contribuiscono ad altre casse previdenziali. Per questi però è stato stabilito il “reddito di ultima istanza” nell’articolo 44 del decreto: 300 milioni per il 2020 (erano 200 prima che Iv puntasse i piedi) per “garantire misure di sostegno al reddito per i lavoratori dipendenti e autonomi che in conseguenza dell’emergenza epidemiologica da COVID 19 hanno cessato, ridotto o sospeso la loro attività o il loro rapporto di lavoro”.
Il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha annunciato un decreto ministeriale nei prossimi giorni per stabilire i dettagli: in questo caso l’indennità non è fissa (come per gli autonomi), ma condizionata a un danno economico subito che va dimostrato. Inoltre la cifra del sostegno è tutta da scoprire, potrebbe essere anche più bassa dei 600 euro dei co.co.co. e tutto dipenderà dai parametri e dalla quantificazione delle perdite per i lavoratori.
Il vicesegretario di Più Europa, Piercamillo Falasca, e Fabrizio Ferrandelli, membro della Direzione Nazionale contestano al governo che la misura sia limitata esplicitamente al mese di marzo, ma soprattutto chiedono che i 600 euro siano estesi “a quei piccoli o giovani professionisti ordinistici che subiscono e subiranno la crisi come e più degli altri. Questa è la priorità, non certo la nazionalizzazione di Alitalia”. Maria Elena Boschi, deputata di Italia Viva, descrive il decreto come “un primo passo importante”, ma “le risposte sono ancora macchinose”, mentre secondo la Fondazione Inarcassa “gli aiuti ai professionisti sono assolutamente insufficienti”.