Arriva una stretta contro i “furbetti del reddito”. Dopo il boom di cambi di residenza e il numero crescente di siti online che spiegano passo dopo passo come aggirare la legge, il governo giallo-verde ha trovato l’intesa.
La commissione Lavoro del Senato ha approvato ieri l’emendamento della Lega contro “i furbetti del divorzio”. Qualora la separazione o il divorzio sia avvenuto dopo il primo settembre 2018, gli ex coniugi che facciano domanda di reddito di cittadinanza devono certificare di non risiedere più nella stessa casa con apposito verbale della polizia municipale.
Chi ha cambiato residenza in fretta e furia, in modo da rientrare nei parametri necessari per ottenere il sussidio, resterà quindi a mani vuote. Ci saranno, inoltre, scrupolosi controlli dei vigili urbani. Per chi rilascia dichiarazioni mendaci ci sarà l’esclusione per 5 anni dall’accesso al reddito. Sono previsti anche servizi sociali da svolgere per chi accede alle misure. Con l’accordo del comune e del beneficiario del reddito, si può passare da 8 a 16 ore.
La commissione ha dato il via libera anche a un emendamento M5s per correggere la norma del decreto n. 4/2019 che esclude per 12 mesi dal Reddito di cittadinanza l’intero nucleo familiare di chi presenti dimissioni volontarie dall’azienda. In pratica, l’esclusione dal Reddito varrà per il solo componente del nucleo che si è dimesso, e non per tutta la famiglia. Inoltre, per richiedere il beneficio, i requisiti di cittadinanza, residenza e soggiorno devono essere cumulativi.
Sono state ritirate le proposte più spinose: il divieto di sommare il bonus assunzioni con il bonus Sud e i paletti “anti-divano”, cioè l’emendamento al decretone che prevedeva come requisito per beneficiare del reddito che almeno uno dei componenti del nucleo familiare avesse “corrisposto, nei dieci anni precedenti, imposte e contributi da lavoro, in un qualsiasi importo e per almeno 24 mesi, anche non continuativi”.