Sembra essere la settimana decisiva per l’approvazione delle due misure simbolo del governo gialloverde: il Reddito di cittadinanza e la Riforma delle pensioni. Secondo le indiscrezioni, il decreto dovrebbe permettere a chi è in condizione di povertà, a partire da aprile 2019 di chiedere il Reddito di cittadinanza firmando un patto che impone l’impegno alla formazione, alla ricerca attiva e all’accettazione di offerte di lavoro congrue.
La platea di beneficiari – si legge nella bozza della relazione di accompagnamento – sarà di 4.916.786 persone, pari a 1,73 milioni di nuclei familiari e il reddito potrà essere percepito per un massimo di diciotto mesi. Per richiederlo saranno necessari una serie di requisiti: bisogna essere cittadini residenti in Italia, in maniera continuativa, da almeno dieci anni al momento della presentazione della domanda, ed essere in possesso di un Isee inferiore ai 9360 euro; un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a una soglia di 30mila euro; un valore patrimoniale mobiliare non superiore ai 6mila euro, soglia accresciuta di 2mila euro per ogni componente familiare, fino a un massimo di 10mila euro, e di 5mila euro per ogni componente con disabilità.
Questa misura, come dichiarato a più riprese da esponenti del governo e dallo stesso vicepremier con delega al Lavoro, Luigi Di Maio, è rivolta principalmente a cittadini italiani, e la formula dei dieci anni di residenza continuativa nel nostro Paese è stata inserita proprio per limitare al massimo il numero di stranieri beneficiari. Ma a conti fatti, secondo una ricostruzione che fa La Stampa, si tratterebbe di un espediente comunicativo, in quanto il vincolo decennale includerebbe un numero non inferiore alle 250mila persone straniere.
Per quanto riguarda la bozza che riguarda la riforma delle pensioni, per il triennio 2019-2021 si potrà andare in pensione anticipata a 62 anni di età e 38 di contributi. La prima finestra per i privati è aprile 2019, mentre per i lavoratori pubblici luglio 2019: nel primo caso devono aver maturato i requisiti di 62 anni di età e 38 di contributi entro il 31 dicembre 2018 (con una decorrenza di tre mesi), mentre per i lavoratori pubblici la decorrenza è pari a sei mesi.