Certe ferite non si rimarginano. Al contrario, complice una legge giudicata ingiusta, possono tornare a sanguinare copiosamente. La protagonista è Federica Saraceni, ex brigatista condannata a 21 anni e mezzo di carcere per l’omicidio del giuslavorista Massimo D’Antona, avvenuto nel maggio del 1999 e attualmente ai domiciliari.
Da quando è emerso che la donna sta ricevendo un’erogazione mensile di 623 euro al mese da parte dello Stato, come reddito di cittadinanza, è scoppiato un caso. La vedova del giuslavorista Olga D’Antona è intervenuta sui giornali chiedendo la modifica di una legge “fatta male e che avvantaggia anche altri ex brigatisti”, chiedendo intanto alla Saraceni di rinunciare al reddito di cittadinanza.
Ma la vicenda ha scosso la politica, con alcuni parlamentari leghisti che hanno depositato un’interpellanza parlamentare al ministro del Lavoro, e il leader della Lgea Matteo Salvini ha tuonato: “La norma va chiarita o ritirata, altrimenti fermiamo i lavori del Parlamento”.
Anche il Partito Democratico è intervenuto sulla questione, prima con una presentazione parlamentare dell’ex ministra Marianna Madia e questa mattina con le parole del viceministro all’economia Antonio Misiani: “Bisogna cambiare le regole di attribuzione del reddito di cittadinanza”.
Chiamato in causa pure l’Inps che si occupa dell’erogazione del reddito di cittadinanza. Il presidente Pasquale Tridico si è già espresso due volte sul caso Saraceni. Ieri ha sostenuto che l’ex brigatista avesse il diritto di ricevere il sostegno statale poiché “i requisiti reddituali, patrimoniali e occupazionali ci sono”. Poi ha spiegato che “ l’impedimento al reddito subentra per chi ha subito una condanna nei dieci anni precedenti alla norma, non il caso della Saraceni, condannata 12 anni fa”.
Oggi invece, sulle colonne del quotidiano La Verità, Tridico si scaglia contro la concessione del reddito all’ex brigatista, definendola “ripugnante” e invocando una modifica della legge, con l’aggiunta di una “norma assoluta per chi ha commesso reati di questo tipo” per privare di sostegno statale “chi ha attaccato lo Stato”.