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Reddito di cittadinanza
più politiche di occupazione
ma non sarà abolito

Saranno potenziati lavoro e formazione

Cinque miliardi arriveranno dal Recovery

di Alessio Brandimarte08 Settembre 2021
08 Settembre 2021

Nessuno stop, il reddito di cittadinanza va verso la riforma. Il piano del governo presieduto dal presidente Mario Draghi prevede un potenziamento degli strumenti per favorire lavoro e formazione. La misura verrà infatti rafforzata per contrastare la povertà e per essere in linea con le politiche attive del lavoro.

Grazie alle risorse del Recovery Plan, saranno disponibili cinque miliardi di euro per la formazione e la riqualificazione professionale di circa tre milioni di persone, in particolare donne e giovani, assenti dal mercato del lavoro. Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sono presenti percorsi di incentivo all’occupazione, come il piano Garanzia di occupabilità dei lavoratori, in cui sono coinvolte le Regioni. A questo proposito, è previsto oggi un incontro tra il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, con le parti sociali, i sindacati e Confindustria: a seguito di tale vertice potrebbe arrivare il via libera da parte della Conferenza Stato-Regioni.

Nella prossima legge di Bilancio verrà inserita anche una riforma degli ammortizzatori sociali. Il sistema, che entrerà in vigore nel 2022, sarà valido per tutti i settori, indipendentemente dal contratto di lavoro. Un intervento di risorse pubbliche che costerà fino a 10 miliardi di euro ma che dovrebbe risolvere i casi dei lavoratori che finiscono in cassa integrazione per decenni, poiché si attiverebbero le politiche per la rioccupazione.

Non mancherà il rafforzamento delle misure per chi si trova in condizioni di povertà e ai margini del mercato. I criteri di accessibilità al reddito hanno escluso più della metà degli indigenti, quindi l’idea è di rivalutare il patrimonio posseduto e di abbassare da dieci a cinque gli anni di residenza in Italia richiesti. Un’ultima questione al vaglio è quella di riequilibrare il meccanismo della scala di equivalenza, che attualmente favorisce i single e penalizza le famiglie numerose.

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