Le borse cinesi recuperano terreno. Dopo il tracollo di lunedì, ritorno agli scambi nonostante i timori del coronavirus e dopo la lunga festività del Capodanno lunare. L’indice Composite di Shanghai arriva alla pausa degli scambi di metà seduta in rialzo dell’1,63%, a 2.828,75 punti, mentre quello di Shenzhen sale del 3,05%, a quota 1.687,95.
Secondo Oxford Economics, nel primo trimestre dell’anno il virus costerà alla seconda economia mondiale due punti percentuali di Pil, facendo deragliare la crescita complessiva 2020 al 5,4% (anziché il 6% previsto prima dell’epidemia). Oltre alla chiusura di migliaia di fabbriche cinesi, il coronavirus sta distruggendo catene del valore ormai ampiamente globalizzate. Dalla chimica alle auto, dalle forniture di componentistica, per esempio Toyota e General Motors, all’elettronica e al tessile.
Una analisi della Coldiretti, basata su dati Istat, mostra una brusca frenata delle esportazioni di frutta e verdura fresca Made in Italy, che avevano fatto segnare il record storico con un balzo dell’export verso la Cina del 25% grazie alla progressiva apertura del gigante asiatico. I vincoli ai trasporti per cercare di contenere il contagio, sottolinea la Coldiretti, si stanno riflettendo anche sulla logistica delle merci con incertezze e ritardi che impattano sugli scambi commerciali soprattutto per i prodotti deperibili in crescita come frutta e verdura. “Una minaccia soprattutto – continua la Coldiretti – per il boom delle esportazioni di kiwi e degli agrumi”.
#coronavirus, #Coldiretti: SOS frutta dopo +25% export in Cina. Tempesta perfetta con Brexit, dazi USA ed embargo russohttps://t.co/Pk6SWFHf3n
— Coldiretti (@coldiretti) February 5, 2020
“Una situazione preoccupante che va attentamente monitorata per salvaguardare un settore chiave per la sicurezza e la sovranità alimentare soprattutto in un momento in cui il cibo è tornato strategico nelle relazioni internazionali” conclude Ettore Prandini, segretario della Colidretti.