Il 13 marzo di cinque anni fa Jorge Mario Bergoglio diventava papa, col nome di Francesco. Oggi, il papa emerito Benedetto XVI difende il suo successore criticando “lo stolto pregiudizio” per cui Bergoglio “sarebbe un uomo privo di particolare formazione teologica o filosofica”.
Una presa di posizione contenuta in una lettera indirizzata al prefetto della segreteria per la Comunicazione, Dario Viganò, in occasione della presentazione della collana “La teologia di Papa Francesco”, edita dalla Libreria vaticana.
“Plaudo a questa iniziativa – scrive Benedetto XVI – che vuole opporsi e reagire allo stolto pregiudizio per cui Papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano oggi”.
Poche righe, scritte al computer, ma firmate a mano. Nel testo Ratzinger definisce “stolto pregiudizio” quello secondo cui Bergoglio non avrebbe una base teologica adeguata.
Il papa emerito, per ribattere alle accuse delle frange clericali più radicali che attribuiscono a Bergoglio debolezza nel magistero, scrive: “I piccoli volumi mostrano a ragione che papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento”.
Differenze stilistiche e caratteriali che vengono sottolineate anche da Monsignor Dario Viganò che, in una video intervista pubblicata sul portale vaticannews.va, interviene per ribadire quanto sottolineato da Ratzinger.
Ad esprimere un personale giudizio, in occasione dell’anniversario del pontificato di Bergoglio, è anche il suo primo collaboratore: il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin. Il più stretto collaboratore del papa, in diverse interviste rilasciate sui giornali, definisce il pontificato di Bergoglio “caratterizzato dalla gioia, dalla misericordia e dall’aspetto missionario”. E sulle parole di Papa Benedetto a sostegno di Papa Francesco sottolinea che “vanno lette nel senso di quello che dice. Cioè che non c’è nessuna rottura tra i due Pontificati”.
Anche il direttore dell’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, traccia un bilancio di questi cinque anni evidenziando quanto sia significativa la scelta del nome Francesco. “Nessun pontefice aveva scelto di chiamarsi Francesco – scrive nel suo editoriale – appare chiara la forza di quel nome, che evoca la figura di san Francesco per tre motivi: l’attenzione e la vicinanza ai poveri, la predicazione di pace, la custodia del creato. Tre componenti del messaggio cristiano che stanno caratterizzando lo svolgersi dei giorni del primo papa sudamericano”.