Allontanato dall’aula per uno scatto d’ira contro la corte durante la lettura della sentenza del Tribunale penale internazionale dell’Aia, che lo condanna all’ergastolo per i crimini commessi durante la guerra nell’ex Jugoslavia tra il 1992 e il 1995, Ratko Mladic non molla. Il Boia dei Balcani ha fatto trapelare la sua reazione attraverso il figlio Darko. “Questo è stato solo il primo tempo, lotterò per cancellare queste menzogne e far emergere la verità sulla lotta dei serbi”, le parole riportate dal quotidiano belgradese Vecernje Novosti. Darko, che ha rivelato di aver trascorso dieci minuti in sua compagnia dopo la sentenza, ha riferito come il padre fosse arrabbiato nonostante si aspettasse questa condanna. “Mio padre mi ha detto che sono tutte falsità, che il Tpi non è un tribunale, ma una commissione della Nato. Tutto viene fatto per criminalizzare il popolo serbo che si difendeva dall’aggressione”. A suo avviso, ora la priorità è salvare la vita al padre malato, garantendogli le cure in Serbia, ma l’ex comandante non verrà sicuramente estradato a scontare la pena nel paese che a lungo lo ha protetto, anche durante la sua latitanza.
Soddisfazione per la condanna di Mladic è stata espressa da Carla Del Ponte, in passato procuratore capo del Tpi. Del Ponte ha dichiarato all’emittente regionale balcanica N1 di considerarlo, dopo Slobodan Milosevic, il maggior responsabile dei crimini compiuti nelle guerre dei Balcani. “Sono molto soddisfatta della pena inflitta dal Tribunale. È una cosa positiva per le vittime, ma è anche una cosa buona per la giustizia internazionale e per lo stesso tribunale, dal momento a fine anno chiuderà”. Secondo l’ex procuratore capo, la condanna di Mladic non provocherà nuovi tensioni e instabilità nella regione: “Vi è solo un numero ristretto di persone nostalgiche per quello che avvenne negli anni passati. Il popolo serbo è orientato al futuro”, ha concluso la Del Ponte.