NEWS ANSA

Sito aggiornato alle 13:20 del 22 novembre 2024

HomeEsteri Rapporto di Amnesty: 13mila detenuti siriani impiccati nelle prigioni

Rapporto di Amnesty
13mila detenuti siriani
impiccati nelle prigioni

Le esecuzioni senza regolare processo

e "in gran segreto" a Saydnaya

di Marina Lanzone07 Febbraio 2017
07 Febbraio 2017

epa05775647 An undated handout photo made available by Amnesty International/Forensic Architecture shows Saydnaya prison in Syria. Amensty International reported on 06 February 2017 between 5.000 and 13.000 people have been executed in Saydnaya prison between September 2011 and December 2015. Most of them were civilian opposition supporters, Amnesty International says. EPA/AMENSTY INTERNATIONAL / FORENSIC ARCHITECTURE HANDOUT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

Tra i 5 e i 13 mila detenuti sarebbero stati impiccati in Siria tra il 2011 e 2015, senza nemmeno aver ricevuto regolare processo. Questo quello che risulta dal rapporto di Amnesty International, pubblicato oggi, sulla prigione di Saydnaya, a 30 chilometri a Nord di Damasco, chiamata dai prigionieri “il mattatoio”. A raccontare questa storia ottantaquattro testimoni, tra guardie, giudici e superstiti.

Secondo l’organizzazione umanitaria le esecuzioni sarebbero avvenute di notte “in gran segreto”, dopo aver condotto le vittime davanti a una Corte marziale della prigione: un ufficio, dove dopo appena due minuti di colloquio, i detenuti vengono inseriti in una lista di morte. Il giorno della “festa” (è così che le guardie chiamano il momento dell’esecuzione), vengono bendati, torturati e infine impiccati. «Li lasciano appesi da 10 a 15 minuti – racconta in una delle interviste un ex giudice che ha assistito alle esecuzioni –. Per quanto riguarda i più giovani, quando il loro peso non è sufficiente per farli morire, intervengono gli assistenti del boia che li tirano verso il basso finché non li si spezza il collo». I loro corpi sono buttati nelle fosse comuni fuori Damasco.

Le vittime sarebbero per di più civili, accusati di essere contro il regime di Bashar al-Assad, altri ancora sono ex militari disertori. Nella prigione di Saydnaya, secondo l’Ong, verrebbe applicata una vera “politica di sterminio” a cominciare dall’ingresso dei detenuti nelle carceri (la “festa di benvenuto”). Secondo le testimonianze dei superstiti, vengono picchiati con tubi di plastica o bastoni di legno, altri vengono ustionati con acqua bollente e sigarette, altri ancora sottoposti a scariche elettriche, causando danni psicologici permanenti. Subiscono regolarmente violenze e molestie sessuali e vengono privati di cibo e acqua. Per Amnesty si tratta di crimini di guerra e contro l’umanità, con ogni probabilità, ancora attuali.

Le autorità siriane hanno negato le esecuzioni di massa e Assad è tornato ad accusare l’Unione Europea e la Nato di favorire l’ISIS: «Non possono distruggere e ricostruire la Siria allo stesso tempo. L’Ue e la Nato prendano una posizione molto chiara per quanto riguarda la sovranità della Siria e smettano di sostenere i terroristi».

Ti potrebbe interessare

logo ansa
fondazione roma
Carlo Chianura
Direttore delle testate e dei laboratori
Fabio Zavattaro
Direttore scientifico
@Designed & Developed by Bedig