Sta tornando in Italia il bambino albanese di 11 anni rapito e portato in Siria dalla madre, Valbona Berisha. Dopo la morte della donna – che combatteva per l’Isis – il bimbo era finito in un campo profughi. Ma oggi, grazie a un corridoio umanitario portato avanti dalla Croce Rossa e nato dalla sinergia del Servizio di Cooperazione internazionale di polizia, il piccolo arriverà a Roma, dove potrà riabbracciare il padre che in questi anni non ha interrotto la battaglia legale per ritrovarlo.
Tutto era cominciato il 17 dicembre 2014, quando Valbona Berisha, era sparita da Barzago, in provincia di Lecco, lasciando il marito Afrimm Berisha e le due figlie, ma portando con sé il terzogenito. Destinazione del viaggio era la Siria, per combattere come foreign fighter nelle milizie dello Stato Islamico. In Italia dal 2000, la donna – casalinga, di famiglia “ben integrata” (scrive l’Ansa) – si era infatti radicalizzata via web. E, una volta in Medioriente, avrebbe raggiunto Al Bab, a una quarantina di chilometri da Aleppo, dove, stando alle indagini, avrebbe anche messo il figlio a disposizione della jihad, obbligandolo a frequentare un campo di addestramento e cambiando il suo nome in “Yusuf”.
Eppure, mentre accadeva tutto ciò, dei due non si avevano notizie. La svolta è arrivata lo scorso agosto, quando la Polizia e i carabinieri hanno avuto l’informazione che Berisha era morta in combattimento, e il bambino si trovava nel campo profughi di Al Hol in Siria. Il 10 settembre, poi, su autorizzazione della procura di Milano è stata diramata dall’Interpol una yellow notice per rintracciare il bambino, mentre il Gip di Milano ha chiesto di sentirlo in modalità protetta. Da lì è partita una lunga operazione per riportarlo in Italia, che ha coinvolto anche la Farnesina e i ministeri degli esteri e dell’interno albanese. E che oggi ha avuto lieto fine.